ilNapolista

Operazione “svecchiamo i musei”: chef stellati e marketing. «Ma a Capodimonte non so quanti dipendenti ho»

Operazione “svecchiamo i musei”: chef stellati e marketing. «Ma a Capodimonte non so quanti dipendenti ho»

Resistiamo! Sembra uno slogan anticamorra ed è invece il motto con cui il soprintendente al Polo museale della Campania Mariella Utili ha aperto il confronto sul tema “Valorizzare il passato per costruire il futuro”  che si è svolto ieri all’’Istituto di cultura francese. Un confronto diretto tra i direttori dei Musei campani, il Polo Museale e il sottosegretario al Micbat, coordinato dalla Seconda Università di Napoli per discutere per approfondire con i protagonisti sul campo i temi legati alla riforma della cultura e soprattutto sciogliere il dilemma: l’arte si può aprire al marketing o è uno sfregio sacro? Ne è emerso che i direttori dei musei napoletani sono molto più globalizzati delle nostre leggi. Le idee non mancano, quel che manca sono le risorse umane e una legislazione meno ingessata. Anche la la Utili definisce l’attuale situazione sicuramente un passo avanti, anzi «una rivoluzione – come ha sottolineato la Utili – ma bisogna ricordarsi che l’organismo su cui si tenta di portare cambiamenti era un organismo malato».

Fa sorridere l’intervento del direttore di Capodimonte Sylvain Bellenger quando dice: «A Chicago mi lamentavo per la fissazione nell’organizzare ogni cosa e sono stato punito venendo a Napoli», sottolineando che c’è bisogno di molto lavoro per mettersi al passo con i tempi e non si può parlare di vedere risultati immediati dal momento che si deve partire da cose basilari come lo svecchiamento e l’organizzazione del personale: «pensate che in sei mesi non sono ancora riuscito ad individuare tutti i dipendenti che devono essere nascosti».

«I musei devono scendere dall’altare e e diventare la nuova agorà della citta» è lo slogan del direttore del Mann Paolo Giulierini che racchiude perfettamente la nuova missione che i Musei autonomi devono avere nei confronti dei visitatori e della città. Ci vogliono strategie per avvicinare la cultura al pubblico e far diventare friendly i musei, perché la sfida dei musei non si giocherà sull’importanza culturale che è innegabile, ma su come si presenta l’offerta culturale e gli standard qualitativi di certi servizi. «L’esperienza dei musei deve essere piacevole – sottolinea ancora Giulierini –  e quello che uno vede deve essere comprensibile. Ben venga ad esempio l’utilizzo della tecnologia quando un oggetto va in prestito. Invece di un fogliettino, sarebbe più rispettoso nei confronti del visitatore inserire una foto o un oleogramma. Altro tema fondamentale è quello del decoro, l’ossessione per le pulizie, comprese le mosche, e infine l’esperienza deve portare a un luogo di conclusione piacevole quale uno shop attrezzato, una caffetteria, fino ad arrivare ad un ristorante per chef stellati che è in realizzazione all’Archeologico nel braccio nuovo. La sfida dei musei non si giocherà sull’importanza culturale, ma su come si presenta l’offerta culturale e che tipologia di servizio noi aggreghiamo. Saranno importanti gli standard qualitativi di certi servizi».

Diversa l’esperienza per il Parco archeologico di Paestum dove si sono sfruttati i social per avvicinare i visitatori. «Abbiamo creato la pagina facebook – spiega il direttore Gabriel Zuchtriegel – e ci si può scattare una una foto durante la visita e condividerla in tempo reale con gli altri visitatori grazie ad un totem che abbiamo messo all’ingresso. Così coinvolgiamo i visitatori e li facciamo sentire partecipi»

Saranno fondamentali le finanze indipendenti dei nuovi musei, consentiranno di gestire in maniera più serena e si spera rapida non solo le criticità ma anche la realizzazione dei nuovi progetti. «Senza soldi non si fa cultura» esorta Giulierini, ed è proprio questo il rammarico del Soprintendente al Polo che sottolinea quanto non avere autonomia economica sia uno dei maggiori problemi «ma noi resistiamo».  

Non bisogna credere che l’indipendenza, tanto sbandierata da chi si oppone alla riforma dei Beni Culturali, sia però assoluta. Ci sono ancora limiti vincolanti, come ricorda il direttore del Parco di Paestum: «Adesso abbiamo le finanze per nuove iniziative, ma molte possiamo promuoverle solo in settimana e non nel week-end perché il personale continua a dipendere dalla centrale, dal ministero, ed è difficile per noi richiedere turni extra»

I nuovi direttori, quindi, polemizzano con una legge che è sì innovativa ma che non tiene presente lo situazione italiana. «Non abbiamo avuto il coraggio di creare una strada italiana», ha ammesso Utili. Al sottosegretario arrivano richieste da tutti per le risorse umane che sono la vera carenza dei musei. «C’è una vecchia legge – ha spiegato Giulierini – che prevede un certo numero di custodi per ogni sala, quindi ho una falange macedone da distribuire: o si abolisce la legge o si lavora sugli aspetti della tecnologia che servono a proteggere i beni». Troppa burocrazia dunque e poca organizzazione per il direttore di Capodimonte: «Arrivo la mattina e non so quanti custodi ci saranno per la legge 104, le malattie e le vacanze, questo non ci permette di tenere aperte tutte le sale».

Molte le lacune ancora da sanare dunque, nessuno nega che si sia fatto un grosso passo avanti per cercare di “valorizzare il passato e costruire il futuro”. «Non capisco chi protesta – ha proseguito il direttore Bellenger – perché non vorrebbe fare entrare i musei nel mondo del marketing, vi assicuro che per ora non ci sono. Adesso abbiamo dei conti, ma per fare una gara di appalto per le pulizie ci vogliono tre mesi». Lo conforta Zuchtriegel: «È una polemica esagerata quella contro la riforma, perché dovremmo nascondere i nostri beni culturali? Nessuno ha pensato di trasformarli in una Disneyland, ma è un peccato fare quello che tedeschi e francesi fanno da decenni?»

La chiusura degli interventi è del sottosegretario al Micbat Antimo Cesaro arrivato con un’ora di ritardo a causa di Trenitalia e del traffico: «Ho trovato a Napoli lo stesso traffico di Teheran dove la benzina costa pochi centesimi. Oggi c’è una stagione diversa, dei fondi per i Beni Culturali, ma ricordo a chi pensa che si potrebbe fare di più che bisogna misurarsi con i limiti della finanza pubblica».

ilnapolista © riproduzione riservata