Oggi, sul Corriere della Sera, il noto ed autorevole giornalista Gian Antonio Stella ha pubblicato un articolo relativo allo studio di Nando Pagnoncelli sulle percezioni sbagliate, studio pubblicato in un libro dal titolo significativo: “Dare i numeri”.
L’articolista titola: “Noi italiani, popolo che crede alle bufale (e così i politici se ne approfittano)”.
Scrive Stella: “da dove saltano fuori queste bufale? Questo è il problema: sono le convinzioni degli italiani. Così assurde da strappare una risata. Se non fossero cavalcate dalla cattiva politica. Nella scia dei figuri teatrali di Antonio Albanese: il Ministro della Paura e il Sottosegretario all’Angoscia. L’ultimo libro di Nando Pagnoncelli, Dare i numeri. Le percezioni sbagliate sulla realtà sociale, pubblicato dalle Edizioni Dehoniane di Bologna, fa sorridere e mette i brividi. Emerge infatti l’abisso che separa la realtà dalle convinzioni di tanta parte della popolazione che non sa, non legge, non ascolta con attenzione giornali radio o telegiornali, non si informa, orecchia qualcosa e si costruisce un mondo di opinioni granitiche sospese in una bolla di sapone. Il guaio è che, come spiega nella postfazione Ilvo Diamanti, troppe volte «la realtà percepita è quella che conta. Cioè: la realtà reale».”
Ancora: “Tutto ciò, investe il tema della sfiducia nel futuro, delle aspettative personali e del rapporto con chi ha responsabilità politiche, a cui i cittadini chiedono soluzioni. Ma quali soluzioni? Quelle orecchiate negli sfogatoi familiari, al bar, dal barbiere o dagli ospiti di certe trasmissioni, da gente tele-dopata che guarda mediamente la tivù 255 minuti al giorno: quattro ore e mezza. Che salgono a «circa sette ore per le persone di oltre 64 anni, per molte delle quali la televisione svolge il ruolo dell’animale da compagnia».”
“Ci si mette, ovvio, anche internet”, continua Stella, inoltre, “dice lo studio Ipsos, condotto tra il 2014 e il 2015 prima in 14 e poi in 33 Paesi, che abbiamo un serio problema: l’ignoranza. E non solo perché, contando la sola popolazione adulta, il 57% degli italiani è appena alfabetizzato o in possesso della licenza elementare o al massimo media. È diffuso un «analfabetismo numerico»: «non hanno dimestichezza con i numeri e le percentuali, faticano ad orientarsi e a formulare stime corrette, finendo spesso col generalizzare, amplificando o attenuando significativamente la portata della realtà». Peggio: si formano nelle loro opinioni sul «sentito dire».”
Infine, conclude: “Il populismo, spiega Ilvo Diamanti, «si accende e si propaga, non per caso, quando la democrazia rappresentativa fatica a funzionare». E «la dilatazione delle percezioni e delle immagini, rispetto alla realtà» è un «amplificatore. Che rende l’Italia più esposta, soprattutto rispetto agli altri Paesi europei». Insomma, proprio perché sono spesso assurde e sballate, queste percezioni «vanno prese sul serio»”.
Benissimo, come non essere d’accordo? Peccato che lo stesso Stella sia stata vittima inconsapevole (?) di questa che si può definire “sindrome da bufala”.
Io sono un fedele lettore del Corriere della Sera e ricordo ancora in modo chiaro il sussulto di meraviglia e sconcerto che mi assalì quando, il 16 novembre 2013, pochi giorni dopo gli ormai noti, per chi segue “il Napolista”, sequestri di Caivano, lessi un articolo a tutta pagina a firma di Gian Antonio Stella titolato, in prima: “Nei paesi campani dove sono sepolti i rifiuti chimici portati dai clan – tra i bambini nella terra dei roghi tossici – tolgono il fiato le letterine dei piccoli alunni di Caivano, nell’epicentro della Campania avvelenata” ed all’interno: “i sogni dei bimbi della Terra dei Fuochi – «Caro Gesù, salvaci dal cancro»”. Campeggiava la fotografia di un giovane, e fino ad allora sconosciuto, fotoreporter napoletano, che raffigurava un campo di cavolfiori con le foglie ingiallite per un evidente ristagno idrico, ma venduta per fotografia di “un campo di cavolfiori gialli a causa dei metalli pesanti dispersi nel napoletano”.
L’articolo è leggibile al seguente link: http://www.corriere.it/cronache/13_novembre_16/tra-bambini-terra-roghi-tossici-209466bc-4e90-11e3-80a5-bffb044a7c4e.shtml e comprende un campionario completo di quelle che io considero bufale dell’epoca: dalla presunta epidemia di tumori con la conseguente strage di “parrocchiani assassinati dai veleni industriali”, all’articolo de L’Espresso “Bevi Napoli e poi muori”, alle bugie del pentito di camorra, pluriassassino reo confesso, Carmine Schiavone, alle “balestrate” sulla Resit con annessi gli ubiquitari “fanghi tossici dell’Acna di Cengio che stanno infettando la falda”, per finire con l’unica realtà incontestabile: “della vecchia masseria del Pino assediata da sei milioni di ecoballe del deposito «provvisorio» pattume compresso più grande del pianeta. Hanno la forma rettangolare di immensi sarcofaghi, le cataste di ecoballe. E dall’alto sembra davvero un enorme sepolcreto di enormi bare blu. Quattro chilometri e mezzo quadrati, più dell’isola di Procida, dieci volte il Vaticano, di pattume incellofanato. Che hanno inghiottito la masseria con la sua madonnina benedicente e con la masseria gli orti e le galline e la vita stessa di Picone che dice di aspettare il giorno in cui, chissà, gli toglieranno d’intorno quei «provvisori» e spropositati sarcofaghi. Ma lo vedrà mai, quel giorno?”.
Deluso, detti incarico, a quel punto, a mia moglie, di non comprarmi più il Corriere della Sera: passai a “Il Mattino”, poi a “Repubblica”. Resomi conto di essere passato dalla padella alla brace, dovetti tornare indietro. Il Napolista, all’epoca, si occupava solo di calcio….