ilNapolista

Elogio del silenzio stampa: il Napoli meno parla, meglio è

Elogio del silenzio stampa: il Napoli meno parla, meglio è

L’ultima volta di questi tempi qui, l’anno scorso. Prima la diatriba con Sky, poi il silenzio a oltranza. Oggi, un anno dopo, ci risiamo. L’ultima volta che un tesserato del Napoli ha rilasciato dichiarazioni risale al postgara di Udinese-Napoli, la partita del bubbone. Dopo, a bomba esplosa, la motivazione (ipotizzata) era quella del “non influenzare il giudizio su Higuain”. Ad oggi, però, nessuna marcia indietro. E Higuain ha già finito di scontare la squalifica.

Insomma, Napoli che continua nel suo mutismo. E a noi, che di mestiere facciamo i cronisti, non è che piaccia poi più di tanto. Poi, però, uno ci pensa. E pensa a chi, tra dirigenza e panchina, avrebbe dovuto prendere la parola e spiegare e dire e indirizzare questo finale di stagione un po’ col fiato corto. E allora, eccoti il vero atteggiamento: benedetto sia il silenzio stampa.

È una provocazione ma fino a un certo punto. Anche perché dubitiamo fortemente che la libertà di parola possa farci comprendere cosa stia succedendo a una squadra che non riesce più ad esprimersi al meglio (in trasferta) da due mesi e mezzo a questa parte. Non solo, non è facile pensare a quelli che potrebbero essere gli effetti di un Napoli “parlante”. Soprattutto in un momento difficile, e alla luce di quanto è avvenuto in questa stagione. Ovvero, un’annata – l’ennesima – contraddistinta da episodi di grossa carenza comunicativa da parte del club partenopeo. 

Da De Laurentiis in giù, il board del Napoli non brilla per perspicacia e scaltrezza quando si tratta di manifestare idee, pensieri, concetti. Basti pensare, nel caso del presidente, al famoso “chilo e mezzo” di Higuain. Una frase che è diventata virale, che ha alimentato i peggiori articoli su una ormai avvenuta (?) rottura tra il Pipita e la società e l’ambiente-Napoli. E ha servito su un piatto d’argento il servizio giornalistico a Bargiggia di Mediaset (anche in quel caso la reazione non fu proprio da manuale della comunicazione). E poi Sarri, ancora, con un eccessivo ricorso alla polemica sterile (dalla penombra, che resterà negli annali; e poi i palloni, e il calendario, e il fatturato, e gli orari) che è diventata un leit-motiv quando si è iniziato a giocare davvero duro per lo scudetto. Anche lì, se non soprattutto, il Napoli ha perduto il duello a distanza con una squadra, la Juventus, decisamente più esperta nella gestione di momenti così tesi. 

Insomma, diciamolo francamente: il Napoli manca di una vera e propria strategia comunicativa. Anzi, andiamo oltre: manca di un dirigente in grado di rappresentare mediaticamente il club e di portare avanti anche le battaglie più delicate. In grado di consigliare cosa dire ai propri tesserati. Marotta, dopo Bayern-Juventus, è andato in televisione pretendendo «rispetto per il calcio italiano». I teorici del complotto fanno risalire a quelle dichiarazioni, anche sgradevoli, un aumento della protezione arbitrale nei confronti dei bianconeri. Ognuno la vede come vuole. Il Napoli è entrato in silenzio stampa subito dopo il suo caso arbitrale. Ha gestito malissimo la situazione, e su questo non c’è dubbio. Soprattutto oggi, nel 2016, quando tutto è legato alla cronaca praticamente istantanea.

Però, forse, ha fatto la scelta giusta. Anzi, diciamola meglio: ha scelto il male minore. Perché gli interventi di questi rappresentanti non avrebbero fatto altro che peggiorare la situazione. E il vero problema è proprio qui.

ilnapolista © riproduzione riservata