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Puntare su Reina rende necessario un dodicesimo già pronto

Puntare su Reina rende necessario un dodicesimo già pronto

L’assenza di Udine, una settimana intera in dubbio per Napoli-Verona. Al di là di come finirà oggi con Reina in campo oppure no, il Napoli è invitato a una riflessione importante sul futuro suo e del suo parco-portieri. Anche perché, come purtroppo si è avuto modo di vedere a Udine, l’assenza di Pepe può portare a grossi scompensi tattici e nel rendimento “puro”, ma anche e soprattutto a un difetto di presenza e di personalità. Come dire: Gabriel non può (ancora) essere l’uomo giusto per dare il cambio allo spagnolo.

La riflessione parte dal fatto che pensare di dover sostituire anche solo temporaneamente Reina, è quantomeno doveroso. Lo leggi nei numeri, lo dicono le statistiche. Reina, quest’anno, ha avuto una percentuale di presenze altissima, del 93,75% pure in grado di forfait contro il Verona. E questo è il record della sua carriera recente, un rapporto ben più alto rispetto a due stagioni fa, alla prima annata in azzurro. Allora, tra scelte tecniche, turnover e infortuni, Reina scese in campo in 30 partite di campionato. Lo stesso numero di oggi che siamo alla 32esima, tanto per gradire. 29 gol subiti, per una media giusto sotto l’unità. Nelle altre competizioni, ein plein in Europa League (4 su 4), un’assenza in Champions (5 su 6) e in Coppa Italia (4 su 5). Un totale di 43 presenze su 53 partite.

Come detto, la percentuale di presenze di quest’anno è un record personale, soprattutto se paragonato agli ultimi anni: al di là dell’anno da secondo vissuto al Bayern, un Reina portiere titolare ha una media abbastanza alta di partite saltate durante una stagione. Riferendoci al solo campionato: 31 partite su 38 nell’ultima stagione al Liverpool (2012/2013), 34 su 38 in quella precedente. Andando ancora più indietro, quattro stagioni al 100% di presenze in campo più due annate, le prime in riva alla Mersey, da 35 e 33 su 38. 

Il risultato finale dopo questo bilancio è semplice e intuitivo: se scegli di puntare su Reina, devi in qualche modo cautelarti con un secondo affidabile, giovane o meno giovane che sia. Però efficace, sicuro, anche a grandi livelli. Un po’ la scelta di Benitez nella sua prima stagione napoletana, che all’arrivo (in prestito) del suo pupillo del Liverpool aggiunse l’acquisto di un ragazzino brasiliano, convocato in Nazionale e titolare nel Santos campione del Sudamerica nel 2011. Sì, Rafael. Che prima dell’infortunio patito in Galles ebbe pure un buonissimo impatto su tutto l’ambiente-Napoli, sostituendo bene Reina nelle gare in cui questi fu costretto a dare forfait o messo in panchina da Benitez. Ripercorriamole, quelle partite: Napoli-Udinese 3-3, Napoli-Inter 4-2 a dicembre; poi 45 minuti a Cagliari, infortunio e sostituzione nell’intervallo (1-1 al 45esimo, 1-1 al 90esimo); i primi quattro match dell’anno nuovo (Napoli-Samp 2-0, Verona-Napoli 0-3, Bologna-Napoli 1-1 e Napoli-Chievo 1-1); Sassuolo-Napoli 0-2 e poi la partita in Coppa Italia con l’Atalanta (3-1), quella in Champions al San Paolo contro l’Arsenal (2-0) e il primo tempo a Swansea in Europa League, con Reina che entra dopo il grave incidente occorso a Rafael (0-0).  

Se non tornano i conti, è perché manca l’ultima gara di campionato, Napoli-Verona, giocata dal terzo portiere Doblas. Su nove partite saltate durante la stagione “regolare”, e quindi giocate da Rafael prima dell’infortunio, questo lo score: 5 vittorie, 4 pareggi e 0 sconfitte, nove gol subiti (media unitaria, quindi). La nostra analisi, parametrata rispetto al rendimento della squadra e ai gol subiti, ci dice che Rafael, quello vero e pre-Swansea, aveva rappresentato una buonissima alternativa a Reina, con una media di gol subiti identica e uno score comunque soddisfacente per quanto riguarda i risultati della squadra, con nessuna partita persa nonostante l’assenza del portiere titolare. L’esatto contrario di quanto successo a Udine, dove un pur promettente Gabriel (l’uscita a corpo morto sulla rovesciata di Badu, insieme alla doppia parata sul secondo rigore di Fernandes sono roba da “portiere in divenire”) è venuto a mancare nel momento più importante, con una topica di scarsa concentrazione e personalità con la palla tra i piedi.

Abbiamo già scritto in settimana di quanto fosse inutile, finanche dannoso, sparare sul portierino brasiliano dopo la partita Udine. Nello stesso pezzo, però, abbiamo sottolineato quale importanza abbia Reina per tutto il sistema-Napoli, in termini tecnici ma anche di leadership e personalità. Quello che, oltre all’errore grossolano sul secondo gol, è mancato e manca ancora al prode Gabriel. Che oggi, forse, sostituirà ancora Pepe. Ma che deve essere un importante punto di riflessione per la società e per Giuntoli, che sono chiamati ad allestire una squadra (ancor più) competitiva per lo scudetto. Questa costruzione passa da Reina, sicuramente, ma anche da un dodicesimo affidabile, d’esperienza o comunque già pronto ad ereditarne, anche solo temporaneamente, il ruolo. Di portiere, ma anche di leader difensivo. Forse, soprattutto di quello.

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