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San Siro, i cori a Koulibaly ma anche tanti interisti civili

San Siro, i cori a Koulibaly ma anche tanti interisti civili

Ho letto tanti commenti circa i cori razzisti diretti a Koulibaly in occasione di inter-Napoli, ma vorrei fare un po’ di chiarezza sulla reale atmosfera che si respirava allo stadio di Milano sabato sera. Premetto che dopo la partita sospesa con la Lazio, con il mio gruppo “Quelli dal Sangue Azzurro”, ho organizzato la coreografia “siamo tutti Koulibaly”. Per regalare le oltre 20.000 maschere agli spettatori ci siamo tutti autotassati: il razzismo nello sport è una cosa da eliminare assolutamente. Però io sabato sera al Meazza c’ero. E con me un piccolo manipolo di fratelli di sangue, azzurro ovviamente!

Non eravamo nel settore ospiti bensì nel secondo anello arancio, circondati da centinaia di tifosi di casa. Loro, i nerazzurri, venivano da ogni dove: molti meridionali, pugliesi e calabresi su tutti, ma anche tantissimi milanesi. Seduto accanto a me e accompagnato dal marito della figlia – che già lui poteva essere mio padre – un fantastico signore di 89 anni, tutto avvolto nella sua sciarpa nerazzurra: un decano fra i tifosi dell’inter ma strenuo sostenitore del calcio anzitutto. Prima del fischio d’inizio, ecco che il simpatico nonnino comincia a raccontarmi della sua prima partita, quando era appena un “bimbetto”.

Con la sua voce calda e parlando con lentezza, mi dice che il suo papà lo portò a vedere Italia-Austria nel 1934, era il 3 giugno: da allora il calcio lo ha stregato e non se ne è più allontanato. La data mi resta impressa perchè in quello stesso giorno, ma 32 anni dopo, sarei nato io: così ho pensato subito che alcuni incontri non capitano per caso. Inizia la partita e al quarto minuto Icardi insacca. Il nonnino occhio di lince si gira verso il genero e fa: «ma non era fuorigioco?». Poi verso di me, stessa domanda. Io annuisco, desolato: dal vivo era chiarissimo l’offside. Alcuni ragazzi pugliesi, nerazzurri anche loro, confermano la stessa sensazione e il mio amico Fabio, il più suscettibile fra noi, inizia ad inveire contro Rocchi. Non si è più fermato per tutto l’incontro.

Stessa situazione al termine del primo tempo, quando l’arbitro grazia Kondogbia per un fallo da dietro, risparmiandogli il cartellino giallo, che poi in seguito gli sarebbe costato l’espulsione. E anche lì, tutti d’accordo: noi e loro. E Fabio urlava disperato… Al termine della partita, saluti e strette di mano, complimenti reciproci. I cori, quelli beceri, li ho sentiti solo in lontananza. Saranno stati i soliti irriducibili: quelli da punire eliminandoli da tutti gli stadi d’Italia, completamente. Massimo relax e rispetto reciproco anche quando il mio amico Fabio, scendendo le scale del Meazza, continuava con la sua invettiva da pazzo, sbraitando contro tutti ma in particolar modo contro gli incolpevoli (quanto inutili, come dargli torto?) Regini e Grassi! Ecco, possiamo dire qualsiasi cosa e certamente da tifosi abbiamo lasciato San Siro con l’amaro in bocca, ma sabato è stato un giorno di grande civiltà sportiva che personalmente ricorderò a lungo. Viva lo sport. Viva il calcio, quello vero.

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