Franco Vazquez è uno di quei calciatori che accendono la mente. Il soprannome è un programma perché è un’eredità pesante: El Mudo, come Juan Roman Riquelme. Il venti del Palermo, a pensarci bene, ricorda proprio il trequartista ex di Boca, Barça e Villarreal: testa sempre alta, incedere elegante, giocata palla al piede sempre in canna. E poi una cosa diversa, rispetto al Mudo originale: il piede di riferimento. Vazquez, infatti, è un Enganche Zurdo, un trequartista mancino. Quindi, una roba ancora più suggestiva.
La sua storia italiana, curiosamente, inizia proprio in occasione di un Palermo-Napoli: è il gennaio del 2012, e il giovane Vazquez è appena arrivato in Italia dal Belgrano, club di Primera argentina. L’acquisto, in realtà, risale all’estate precedente, ma l’arrivo è stato posticipato al mercato di gennaio. L’esordio non è promettente: Palermo-Napoli finisce 1-3. Segnano Pandev, Cavani e Hamsik, mentre Vazquez esce all’intervallo per far spazio a Edgar Alvarez. Forse, è un segnale: per Franco Vazquez, l’Italia è arrivata quando è ancora presto. Quattordici presenze, solo altre due da titolare, fino a maggio 2012, e zero tra gol e assist. Sì, è decisamente presto.
Il Palermo sceglie l’apprendistato estero, in un club che gli permetta di giocare con continuità. Il Rayo Vallecano sembra perfetto, ma non andrà proprio così: 18 presenze che in realtà sono spezzoni, 3 gol e la sensazione che anche la Liga, campionato storicamente meno tattico della Serie A, sia ancora troppo per El Mudo. Nel frattempo, però, a Palermo è andato tutto storto: retrocessione in carrozza con i soliti valzer in panchina (Sannino, Gasperini, Malesani andata e ritorno), organico praticamente sventrato e la necessità di puntare sui calciatori in organico. Magari i due argentini giovani, che erano troppo acerbi per la massima serie e potrebbero fare la differenza in Serie B: uno è Paulo Dybala. L’altro è lui, Franco Vazquez. In realtà, nemmeno andrebbe così: perché il primo allenatore stagionale, Rino Gattuso, Vazquez non vuole vederlo nemmeno in fotografia. Zero presenze anche con Iachini, che ne prende il posto a settembre. Poi arriva l’anno nuovo, che vuol dire rilancio di Vazquez in grande stile: prima partita da titolare il 15 febbraio, in Cesena-Palermo, poi qualche altra panchina e infine il posto fisso in campo, come trequartista. Dybala fa un po’ più fatica, chiuso da Hernandez e Lafferty, ma nel frattempo si guadagna qualche spezzone nei match decisivi. La promozione è quello che serviva: a Iachini per prendere coraggio, a Vazquez e Dybala per trovare finalmente una dimensione reale, propria, veritiera.
L’anno scorso, in Serie A, i due argentini sono la coppia gol più bella a vedersi del campionato: Dybala è uno scricciolo elettrico che scarica calcio e movimenti lungo tutto il fronte d’attacco, Vazquez ricama il gioco offensivo con la classe superiore dell’enganche vero, tra l’altro anche zurdo. È una festa per entrambi, un duetto continuo: 13 gol e 8 assist per Paulo, 10 e 11 per Franco. Il secondo gol in questa partita qui, che a Napoli ricordano bene e male insieme, spiega un bel po’ di cosa siano stati l’anno scorso Vazquez e Dybala insieme.
Quest’anno, il Palermo vive un anno da Palermo: esoneri, controesoneri, contestazioni. Vazquez non ha reso come l’anno scorso, e ci mancherebbe altro. Eppure, nel casino (dis)organizzato rosanero, ha messo comunque insieme cinque gol e sei assist. Uno, più di ogni altri, racconta tanto del Franco Vazquez calciatore, enganche e Mudo in pectore. Bologna-Palermo, primo tempo: Oscar Hiljemark, in area, legge l’inserimento di Vazquez da dietro e lo trova con un passaggio rasoterra, preciso ma molto veloce. Vazquez non fa una piega: testa alta, stop a seguire di destro, la palla si alza di qualche centimetro e poi viene letteralmente accompagnata in porta da un esterno sinistro dolcissimo. Gol, 0-1. Senza fare troppo casino, una cosa bellissima fatta con semplicità. Poche parole. Un Mudo, appunto.
Intorno a quel gol e alle cifre, gira però una stagione sicuramente non all’altezza di quella finita a maggio 2015. Colpa del Palermo, certo; ma colpa anche un po’ di Vazquez che probabilmente aspirava a una cessione à la Dybala. Niente da fare, invece. Se ne riparlerà a giugno 2015, e si è già parlato anche di Napoli. Il 4-3-3 con cui Sarri ha trasformato il Napoli dovrebbe in qualche modo diminuire le possibilità di un approdo di Vazquez sotto il Vesuvio, ma l’ipotesi sarebbe comunque suggestiva. Il Napoli non ha un diez classico da moltissimi anni, e nonostante il tecnico azzurro straveda per il suo pupillo Ricky Saponara, Vazquez non sarebbe una soluzione proprio da buttar via. Un argentino trequartista a Napoli, del resto, non evoca brutti ricordi. Vazquez sì, con la maglia rosanero con cui si ritroverà dopodomani a riaffrontare la squadra che ha bagnato il suo esordio in A. Con un nuovo tecnico in panchina, Walter Novellino, che pare voglia affidargli il ruolo di falso nueve. Napoli, per Vazquez, è un incontro col destino.