ilNapolista

Dalla New York University a Scampia per studiare la camorra orizzontale e la guerra con gli scissionisti

Dalla New York University a Scampia per studiare la camorra orizzontale e la guerra con gli scissionisti

Sono arrivati a Scampia in autobus da Firenze, ma in realtà arrivano da diverse parti del mondo, 33 studenti della New York University per studiare la camorra e le assocazioni che sul territorio la combattono. Sono ospiti di Ciro Corona e di (R)esistenza, il programma intenso prevede una lezione al commissariato dove gli verrà illustrata la storia della camorra, una sosta al Gridas, poi un tour delle vele e l’ultima sosta alla palestra Maddaloni. «È il quarto anno che veniamo a Scampia – spiega il professor Salvatore Sberna docente di politica e analisi comportamentale delle mafie – perchè qui c’è una delle criminalità di maggior successo ed anche perchè l’Italia e le associazioni come questa sono uno degli pochissimi esempi in cui la lotta anticamorra sia partita dal basso»

Gli studenti che partecipano al corso vengono dalle varie sedi New York University, Abu Dhabi, and Shanghai, Africa, Asia, Australia, Europa, Ciro li accoglie con un «Buongiorno uagliù» che è internazionale. Poi racconta il territorio «Scampia è nota come il supermercato della droga, nel 2006 c’erano 25 piazze di spaccio, oggi ce n’è una sola ed è questa qui di fronte. L’istituto dove vi trovate – continua Ciro – era una scuola che ha chiuso perché gli studenti non si iscrivevano più per paura, la camorra l’aveva trasformato in un deposito di armi e droga. Quando siamo arrivati noi era tutto distrutto, bagni divelti, mura scrostate, dopo tre anni abbiamo sistemato solo una parte, ma abbiamo una scuola di musica, due botteghe atigiane e una comunità allogio per i minori. Con noi collaborano i detenuti del carcere, gli stessi che hanno contribuito a distruggerla, oggi lavorano per rimetterla in piedi e per reintegrare se stessi. Questo è lo scopo dell’associazione, rivalutare il territorio della camorra con l’aiuto degli stessi protagonisti» 

La rappresentativa saluta Gas e Benzina, le mascotte dell’assocazione e dopo cornetto e caffè si parte per il commissariato di Scampia. Il dirigente di polizia Cristiano Tatarelli tiene una lezione sulla storia della camorra, racconta delle tre guerre che ci sono state, dei giochi di potere, della droga, delle faide e dell’importanza delle famiglie all’interno delle organizzazioni criminali. «Scampia è una realtà nuova rispetto alle altre realtà di Napoli. Prima il cuore dei clan era a Secondigliano. Il modello camorristico è molto diverso da quello mafioso. La malavita radicata in Sicilia ha un’organizzazione piramidale, mentre la camorra ha una struttura orizzontale basata sulle famiglie. I Di Lauro, i Ricciardi, i Lo Russo, Amato Pagano sono clan di sangue, con chiari e netti vincoli familiari. Alla fine degli anni ’90 – spiega il commissario – un clan legato alla figura di Paolo Di Lauro, detto “Ciruzzo o milionario” segnò il passaggio dalla fase dello spaccio e delle estorsioni a quella del traffico internazionale degli stupefacenti». Il funzionario di polizia si sofferma poi sul decennio che ha visto salire alla ribalta “gli scissionisti” che s’imposero per il controllo di Scampia, mentre i Di Lauro “ripiegarono” su Secondigliano. La terza fase è quella dell’ascesa dei “Girati”. «Possiamo definirli – spiega Tatarelli – gli scissionisti degli scissionisti. Una situazione che destabilizzò sia le forze dell’ordine che gli stessi affiliati. Parliamo del 2011. Soltanto un anno dopo, un tentativo di omicidio finito male consentì a tutti di capire che eravamo di fronte a una terza fase. Avevamo di fronte una nuova faida di 20enni e 21enni. La guerra entrò nel vivo. In poco più di due anni si contarono oltre ottanta morti»

I ragazzi seduti a terra ascoltano, prendono appunti registrano, al termine fanno domande per capire bene il sistema del mercato della droga e se Napoli abbia una sua droga d’elezione.

Sarebbe interessante capire cosa hanno imparato, cosa significa per loro la parola “camorra”, purtroppo la New York University ha regolamenti rigidi, una grande tutela per la privacy degli studenti. «Niente foto e video – spiega la docente di fotogiornalismo Alessandra Capodacqua – È una delle prime cose che insegno ai ragazzi del mio corso, il rispetto dell’etica del fotogiornalismo. Sanno che per ogni scatto devono avere un permesso scritto della persona che stanno fotografando e che per ogni foto è essenziale una didascalia che non sia fuorviante. I social invogliano a fare un uso smodato delle foto, ma chi entra nel mio corso sa che non potrà mai fare un selfie in mia presenza. In Italia a mio avviso esistono solo due realtà che seguono un principio etico corretto di fare fotogiornalismo, Pagina99 e il Manifesto, Repubblica invece non menziona quasi mai il nome del fotografo. Questo è un corso universitario e al termine ogni studente produrrà il proprio lavoro, ma nulla resterà all’Università, ogni foto resta di proprietà di chi l’ha scattata, è un insegnamento fondamentale»

La due giorni di studio esperienziale a Napoli prosegue con le vele e la palestra Maddaloni, mentre domani saranno a Casal di Principe e Castelvolturno ospiti delle associazioni che sul territorio combattono la criminalità.

ilnapolista © riproduzione riservata