Breve storia della tensione
Succedono cose strane. Questa settimana la tensione pre Juve – Napoli, per quello che mi riguarda, è andata diminuendo fino ad arrivare a scemare del tutto ieri sera, in prossimità del calcio d’inizio della partita. Come se il momento importante, cioè i novanta minuti, non fossero più il motivo della tensione, essendo la partita l’essenza stessa della tensione, ma questa non è l’unica spiegazione. Poche ore dopo la vittoria con il Carpi, ho sentito crescere dentro me un’ansia e un’attenzione verso qualcosa che sarebbe accaduto diversi giorni dopo che non mi apparteneva. Io, di solito, in questi casi scherzo e tendo a non occuparmi delle cose fino a che queste non accadano. Mi interessa l’avvenimento, mi interessano le conseguenze, un po’ meno l’eccesso di “premesse”. Invece, mi sono reso conto che, tra lunedì e martedì di questa settimana, il mio pensiero si rivolgeva troppo alla partita di sabato, non era un pensiero preoccupato, era proprio attesa di una cosa importante. Mi conosco, pensare per tutta la settimana alla partita mi avrebbe innervosito e deconcentrato rispetto all’unica cosa che conta, i novanta minuti, abbiamo poi scoperto (o meglio ricordato) che di novanta minuti, a volte, quello che conta è un singolo tiro in porta. Lo sappiamo, lo abbiamo sempre saputo, amiamo questo sport per questo e altri simili motivi. Diciamo, quindi, che da mercoledì mattina ho cominciato a innescare un mio abituale meccanismo di difesa, che uso ogni volta che voglio stemperare l’ansia rispetto a un evento importante, tipo un Napoli – Chievo, ho cominciato a pensare al dopopartita. Qualunque fosse stato il risultato avrebbe cambiato poco (vittoria del Napoli), molto poco (vittoria della Juventus), nulla (pareggio); ho cominciato a pensare agli articoli, agli sfottò, riguardo a questi ultimi, al fatto che in ogni caso la domenica in mezzo, con le altre partite, avrebbe stemperato tutto. Perché come commentavamo sempre con un mio carissimo amico juventino che non c’è più: Le partite finiscono al novantesimo, come sempre dovrebbe essere. L’autodifesa ha funzionato così bene che io sono arrivato a ieri pomeriggio in una condizione prossima all’indifferenza, cosa gravissima per un tifoso, quindi ho dovuto concentrarmi, ripensare all’importanza della partita e farmi tornare un po’ di ansia. Nu burdell’. Guardate, fare il tifoso è difficile, qualunque sia il vostro carattere, i miei amici napolisti mi hanno raccontato le strategie più assurde. Niente a che vedere con la scaramanzia, soltanto con la nostra pazzia.
Il sabato sera dei miei cani
Chi segue la rubrica conosce i miei cani. Sono due femmine, Emma e Iole, scarti di cacciatori. Sono cani adorabili e mansueti, e tifano Napoli. Ieri sera abbiamo fatto una lunga passeggiata a Fondamenta degli Incurabili, tra le sette e le otto. Le ragazze correvano, erano tranquille, non pioveva e nulla lasciava prevedere al diluvio di questa domenica. Cammina, cammina, siamo tornati a casa. Cercavo di scrutare nei loro occhi, erano tranquillissime. Hanno cenato, e si sono messe in cuccia a dormire. Emma, la più grande, ogni tanto, apriva mezzo occhio e mi guardava, come a dirmi: “Non preoccuparti, questi la finiscono zero a zero”, ma Emma è troppo ingenua, nonostante tutto quello che ha patito, crede ancora che nessuno potrà fargli del male, nemmeno Zaza. Iole, invece, è timorosa, ha sempre l’occhio vigile, non si fida di nessuno. Ha dormito per tutta la durata della partita, eccetto gli ultimi tre minuti. Ha aperto un occhio solo e mi ha guardato, per dei lunghissimi secondi. Non c’era bisogno d’altro, ho capito tutto. A mezzanotte siamo usciti per fare l’ultima pipì, sono rimaste accanto a me per tutta la passeggiata. Non abbiamo detto una parola.
Gli appunti del drone Giggino
Era un bellissimo sabato sera, poi ha segnato Zaza. L’ho pensato quando è uscito Morata, l’ho pensato, Zaza è uno che segna solo gol impossibili, quella di ieri era una partita che si sarebbe risolta solo con un gol del genere. Complimenti a lui, jastemme a volontà. Mister, questo è fumo buono, vai, offro io.
Notizie dall’Inghilterra
In Premier League, su tutti i campi che seguiamo, all’ottantottesimo ha segnato Zaza. Britos si è espresso in un Chitemmuort’ in tutte le lingue che conosce. Inler ha bestemmiato per 15 secondi, poi ha guardato il Rolex e ha smesso.
Note a margine:
– Le partite vanno e vengono, questa è andata
– Io, i cornetti ai ragazzi glieli ho mandati
– Bastava un po’ di determinazione in più negli ultimi venti minuti
– Un mio amico juventino ha detto: “A Sanremo hanno vinto gli Stadium”, sono pure simpatici, qualche volta
– #IoStoConSarri dalla prima