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Il grande scandalo del tennis: giocatori coinvolti per truccare gli incontri. Djokovic: «Avvicinarono il mio entourage»

Il grande scandalo del tennis: giocatori coinvolti per truccare gli incontri. Djokovic: «Avvicinarono il mio entourage»

E così pure il tennis finì nella bufera. Un fulmine a ciel sereno durante la prima grande festa della stagione tennistica, gli Australian Open. Un reportage di Buzzfeed e Bbc dal titolo emblematico, “The tennis racket” avrebbe scoperchiato il calderone e mostrato al mondo il lato oscuro dello sport di racchette e palline gialle: 16 giocatori tra i primi 50 nel mondo avrebbero fatto parte o farebbero ancora parte di un sistema di partite truccate. Coinvolti tutti i tornei più importanti, compresi quelli del Grande Slam: nel mirino match giocati sul rosso del Roland Garros e sull’erba di Wimbledon, tennisti oggi in gara a Melbourne e alcuni vincitori di titoli in singolare e doppio nei più importanti tabelloni del circuito Atp.

L’inchiesta nasce dallo studio incrociato su circa 26mila partite: alcuni file segreti relativi al flusso di scommesse sul tennis rivelerebbero l’esistenza di una vera e propria rete di organizzazioni criminali specializzate nell’accomodamento dei risultati sportivi, localizzate nel Norditalia, in Sicilia e in Russia. Il primo match finito sotto inchiesta fu quello tra Nikolay Davydenko e Martin Vassallo Arguello, datato 2007. I tennisti vennero assolti ma l’indagine non si è più fermata. Secondo un algoritmo messo a punto da Buzzfeed e Bbc, alcuni tennisti (nell’inchiesta non viene fatto alcun nome) sono soliti perdere le partite più “sospette”, soprattutto quelle in cui le quote dei bookmakers sono più squilibrate e assicurano quindi un maggiore guadagno in caso di scommessa vincente. Quattro tra questi tennisti, si legge nell’analisi, avrebbero sistematicamente perso match in cui avevano una possibilità su mille di essere sconfitti. Altri, invece, truccherebbero in ogni partita il risultato del primo set.

Se la La Tiu (Tennis Itegrity Unit) sostiene di «aver sempre applicato tolleranza zero verso la corruzione legata alle scommesse», fanno riflettere le dichiarazioni del numero uno del mondo, il serbo Novak Djokovic. Intervistato al termine del match con il coreano Chung Hyeon, ha riferito di essere stato, in passato, avvicinato non direttamente per truccare alcune partite: «Non è stato un approccio diretto, ma attraverso persone che lavoravano con me a quel tempo. Ovviamente l’abbiamo ignorato: il ragazzo che voleva parlare con me non mi ha mai incontrato di persona». Djokovic avrebbe pure dichiarato la cifra offertagli, circa 200mila dollari.

Interrogati sul caso, i rappresentanti istituzionali del tennis hanno in qualche modo difeso il loro operato. Chris Kernode, boss dell’Atp, nega qualsiasi insabbiamento di prove e assicura «indagini scrupolose su ogni nuova informazione. Tutti i giocatori e i loro staff sono soggetti al nostro programma anticorruzione, e le ultime indagini della Tiu hanno portato a 18 condanne, di cui 6 radizaioni a vita». La stessa pena era stata comminata in Italia ai tennisti Bracciali e Starace, campano di Cervinara (Avellino), indagati e poi condannati per gli stessi motivi. Lo scorso ottobre la Federtennis ha cambiato il giudizio in appello, assolvendo Starace e riducendo fino a un anno la sospensione di Bracciali.

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