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C’è più letteratura in Sarri in tuta, che fuma, e va avanti e indietro tra le poltroncine vuote, che in parecchi libri

C’è più letteratura in Sarri in tuta, che fuma, e va avanti e indietro tra le poltroncine vuote, che in parecchi libri

Parto dagli ultimi minuti, parto da Sarri. Credetemi, c’è più letteratura in quell’uomo in tuta, che fuma, e va avanti e indietro tra le poltroncine vuote, che in parecchi libri. La tensione di Sarri è quella del leone in gabbia, dell’innocente in carcere che fuma nell’ora d’aria e bestemmia dentro, con le viscere, perché nessuno lo tirerà fuori. Sarri, in quei momenti, è come L’uomo di Kiev di Malamud (minimum fax, trad. di Ida Omboni, libro di cui abbiamo già parlato tempo fa), così come Yakov, il tuttofare ebreo, è in carcere in Russia, senza capirne il perché, Sarri è lontano dal campo e non sa spiegarselo, Sarri almeno può fumare. Yakov in carcere veniva torturato, soffriva la fame e non poteva cambiare la propria condizione. L’allenatore del Napoli è stato torturato (tra mille virgolette) per una decina di minuti, tempo lunghissimo durante il quale si è reso conto di non poter incidere in alcun modo, il Napoli continuava a giocare, ma tutto accadeva dietro un vetro, una finestra impossibile da aprire. Sarri, dunque, fumava.

Anna, la mia compagna, che è completamente disinteressata al gioco del calcio, sostiene che la maglia del Napoli somigli a un pigiama. L’ho subito trasformato in un complimento, sfido chiunque a scendere in campo in pigiama e a vincere dominando. Si scherza, naturalmente, che se ci mettessimo a esaminare la bruttezza delle divise sociali saremmo costretti a chiudere il campionato, o a giocarlo nel cortile della Irge (quella che il pigiama lo metteva chi si ama).

Il Torino è una squadra che mi sta simpatica, da sempre. Quando il Napoli vince con i Granata, però, io sono doppiamente contento, perché batterli è difficilissimo, perché lottano (ieri sera non troppo, mi è parso di capire), perché sono allenati da Ventura, al quale vogliamo bene, perché con loro gioca Quagliarella, che abbiamo amato, odiato, e adesso non so bene, quello che so è che io l’ho perdonato ieri sera, definitivamente. Le sue scuse, doppie, dopo il calcio di rigore, sono un bel gesto, ricordiamoci, non dovuto. Quindi, una volta perdonato chi andava perdonato, archiviamo quest’altra partita, vinta con il bel gioco del primo tempo e con la calma del secondo. Tiriamo anche un bel sospiro di sollievo, le partite dopo la sosta natalizia mi fanno paura, le temo, sudo freddo. Come Sarri, odio le soste così lunghe, abbiamo fatto una pausa di campionato talmente lunga che mio nipote è cresciuto di dieci centimetri nel frattempo, Callejon ha consumato 25 tubetti di gel, la cresta di Hamsik è stata tagliata quattro volte, il clima è cambiato sei volte, io ho preso tre chili e sei anni. Giochiamo a pallone, diomio. Hanno giocato ovunque, tranne qui, un altro po’ pure in Groenlandia se la facevano una partitella.

Nel pomeriggio ho avuto molta paura, lo ammetto. Vedevo le altre partite finire e le nostre principali avversarie allontanarsi o avvicinarsi troppo, come facciamo come quando guardiamo un quadro, ci avviciniamo e poi facciamo qualche passo indietro per godere meglio della prospettiva, per cogliere un particolare. Solo che, nel caso dello scorso pomeriggio, il quadro ci veniva sottratto, allontanato dalla vista di proposito. Mi è tornato in mente un piccolo e bellissimo libro di Daniele Del Giudice, Nel museo di Reims (Einaudi, 2010). Il protagonista del libro sta perdendo la vista, seppur molto giovane, decide di visitare i principali musei del mondo per cogliere ancora una volta i particolari di alcuni quadri amati o di altri che non ha mai visto, sperando che poi la memoria possa aiutarlo a rielaborare quei momenti, quei dettagli. Naturalmente, quello che riesce a vedere è già qualcosa di diverso, di sfumato, la poca vista è già mischiata al ricordo, il quadro c’è ma già non c’è più. Il Napoli ieri pomeriggio era dentro il Museo di Reims, le altre squadre potevano avvicinarsi al quadro, guardarlo, ammirarlo, discuterne. Il Napoli non poteva partecipare, non ancora, tutto questo è stato vero fino al gol di Insigne. Insigne con quel gol bellissimo, che è fatto di grazia e genio, doti proprie dei grandi pittori, ha restituito al Napoli e a noi la vista, di colpo ci siamo potuti riavvicinare al quadro. Abbiamo ricominciato a farne parte.

Gli appunti del drone Giggino

Sono tornato a casa, che poi è l’hardware senza capire se era rigore o no, e senza aver digerito il capitone. Le feste sono difficili anche per i droni. Dovete sapere, che al gol di pallina pazza blu, il software, la microcamera, gli infrarossi, le fotocellule, il radar, tutti insieme hanno applaudito. Il vero spettacolo della tecnologia è che tiene un cuore, nel nostro caso, un cuore azzurro. Note positive, la squadra ha vinto senza particolari problemi, abbiamo rischiato solo un paio di volte e su errori individuali. Veniamo a noi: secondo voi chi ha calato dall’alto la sigaretta per il Mister, durante il quarto d’ora di esilio? Bravi, è stato Giggino vostro. Un vero drone si vede nel momento del bisogno. Mister, fumiamocene un’altra.

Notizie dall’Inghilterra

Che possiamo dire? Mentre i calciatori del nostro campionato stavano alle Maldive con le fette di pizza con la scarola in mano, questi hanno giocato una marea di partite. Il povero Britos si è trovato pure in difficoltà con la famiglia, con lui in campo nessuno cucinava, sono problemi. Il Leicester di Inler e di Ranieri non è più primo, ma è poco distante dalla vetta. Ho visto Chelsea – Watford, a Santo Stefano, con uno strepitoso Behrami che è entrato e si è fatto ammonire, in pratica, al primo intervento.

Note a margine:

–  Che sia l’ultimo mese della nostra vita in cui avremo a che fare con Zuniga

–  Chiedo scusa a Danilo, tifoso del Toro, che scrive molto bene e che avrei dovuto ospitare nell’articolo di oggi, il casino delle feste non mi ha dato il tempo di contattarlo. Ci proviamo per la partita di ritorno, promesso.

–   Quando vi chiederanno perché amate il calcio raccontate il gol di Insigne

–   Quando vi chiederanno perché amate il calcio descrivete la faccia di Reina delusa dopo aver quasi parato il rigore

–   Quando vi chiederanno perché amate il calcio non nominate i giornalisti di Sky

–   Buon anno a tutti.

–  #IoStoConSarri

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