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Caro Pardo, che giustamente stigmatizzi l’omofobia nel calcio, porta a Tiki-Taka qualche bel figo con la camicia aperta

Caro Pardo, che giustamente stigmatizzi l’omofobia nel calcio, porta a Tiki-Taka qualche bel figo con la camicia aperta

Caro Pier (mi permetto di chiamarti così anche se non ci conosciamo perché sei diventato ormai una voce e un volto familiare per noi appassionati di calcio e la tua simpatia, per noi sonnambuli che seguiamo “Tiki Taka”, mi fa pensare a te come al vecchio amico burlone oltre che al giornalista serio, preparato e competente, all’eccezionale telecronista, quale sei); caro Pier, dicevamo… ho seguito per il Napolista l’amichevole del Napoli contro l’omofobia e ho apprezzato il fatto che tu sia arrivato fino a Castel Volturno per un evento dal così alto valore simbolico. I simboli valgono tanto e i messaggi che vengono dati negli stadi e negli studi televisivi, più o meno consapevolmente, incidono fortemente sul comune sentire e sull’approccio culturale che tutti noi abbiamo verso certi temi.

Oltre all’omofobia, il dito è stato giustamente puntato sul maschilismo del calcio, anzi sull’eccesso di cultura “machista” del mondo del pallone, in tutte le sue componenti.

Mi piacerebbe sapere la tua opinione. E siccome negli ultimi giorni lo hai chiesto un po’ a tutti, io faccio a te la stessa domanda: «Nel calcio c’è ancora una cultura troppo machista? E, se sì, come è possibile combatterla?» Siamo infatti d’accordo tutti che questa cultura “machista” sia di per sé negativa. Questo, almeno, sembrava trasparire dalle tue domande; e quegli avverbi (“ancora”, “troppo”) lo sottolineavano in modo netto e incontrovertibile: il “machismo” è cosa brutta.

Bene, Sono d’accordo. E come si fa a non essere d’accordo? Del resto – e anche tu lo hai sottolineato – in altri ambienti (il cinema, l’arte, la moda) tale cultura è molto meno presente, se non altro perché temperata da una forte presenza femminile e omosessuale.

E allora cambiamola questa cultura, ognuno nel nostro piccolo.

Per esempio, se mi permetti un consiglio, io quelle cosce chilometriche di quella bionda che occupavano la metà sinistra del mio televisore, non le avrei messe così in mostra, nell’ultima puntata di Tiki Taka, proprio mentre si parlava di “troppo machismo”… anche perché mi distoglievano dal seguire i concetti espressi da Melissa Satta, che pure è lì ogni settimana per esprimere la sua opinione non certo per motivi estetici.

Ecco, a proposito di lady Boateng, forse non te ne sei accorto, ma molti dei tuoi spettatori pensano il contrario. Arrivano a pensare che Melissa Satta e le altre presenze femminili siano messe lì, strategicamente in favore di camera, non per contribuire alla discussione, ma per strizzare l’occhio al pubblico maschile.

E siccome dobbiamo combatterla tutti questa cultura machista e retrograda, che giudica una donna per le sue doti estetiche, io fossi in te farei un piccolo “cambio tattico”: la Satta in collegamento, come mezzobusto, e Raffaele Auriemma in prima fila. O anche Mughini, perché no, che di certo colpirà il pubblico femminile con il suo outfit colorito, riequilibrando un po’ il tasso ormonale dell’audience.

E visto che, oltre ad essere anti-machisti, dobbiamo essere assolutamente contro l’omofobia, io inviterei anche qualche bel figo con camicia aperta, così il regista gli stacchi di camera li farà sui pettorali anziché sullo stacco di coscia. E magari parlerei un po’ più di calcio femminile assurdamente ignorato dall’informazione mainstream.

Il machismo si combatte con piccoli esempi in campo, come l’amichevole con Napoli-Positano, ma anche fuori dal campo. Sono certo che la pensi come me e che raccoglierai il mio appello, dando anche tu il tuo piccolo ma prezioso contributo per cambiare questa cultura.

Con stima,

Pietro Cuccaro

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