È un sacrosanto elogio della sobrietà quello scritto da Maurizio de Giovanni sul Corriere della Sera. Uno scritto lieve, garbato, ironico, per contraddire finalmente l’immagine della Napoli calcistica che spesso, anche per responsabilità nostra, viene proiettata all’esterno. Il titolo è già tutto un programma: “Eccessi, notti brave e improvvisazioni non abitano più a Napoli”. In cui lo scrittore papà del commissario Ricciardi riconosce i meriti della società guidata da Aurelio De Laurentiis: “Guardate Napoli, allora. E troverete un contesto molto diverso da quello al quale gli stereotipi e i preconcetti vi hanno abituati, con una società dinamica e moderna dai conti a posto e dal management giovane e colto, senza improvvisazione e con molta oculatezza, senza ingaggi stratosferici e con grande attenzione agli ammortamenti e ai salary cap, senza vulcaniche esternazioni e con grande sorveglianza sui comportamenti”.
Si sofferma poi sui calciatori affatto protagonisti di serate mondane, sulla saggezza del tifoso “consapevole che il titolo di campione d’inverno non va negli annali, e che la strada da fare e? ancora lunga e tortuosa, e che a farsi prendere dall’eccessivo entusiasmo adesso si corre il concreto rischio di prendersi una cocente delusione a maggio”.
Molto carino il finale, col riferimento “a una città in tuta e barba di un paio di giorni, con gli occhiali e un mezzo sorriso. Una citta? che fuma troppo e magari non e? fluentemente pettinata, che non ha raffinati cappotti da strapparsi e gettare al vento: ma che sa che il lavoro paga, e che vale la pena aspettare. Che si va di partita in partita, e che l’unica cosa che conta e? fare il proprio meglio. E poi si vede”.