Il calcio, come tanti altri sport è uno spettacolo bello perché coinvolge attori e spettatori come in alcune rappresentazioni teatrali.
Le modalità con cui questo spettacolo si può godere, però, cambiano nel tempo. Al tempo in cui la tv era solo la Rai e mandava in onda, la domenica, una sintesi di una partita di calcio, andare allo stadio era l’unico modo per godere dello spettacolo in diretta. Andavamo a Fuorigrotta oltre che per vedere il Napoli, anche e forse soprattutto per vivere lo spettacolo degli spalti. Ascoltare i commenti di chi ti circondava, partecipare ai cori, aspettare che l’omino con il vassoio carico di noccioline e varie altri stuzzichini passasse, e soprattutto quello che arrivava urlando: Caffè Borghetti. Un ristoro nelle fredde domeniche invernali. Era uno spettacolo godibile, anche se con la pista d’atletica intorno al rettangolo di gioco, in campo si distinguevano male i giocatori e si sentiva sempre qualcuno che chiedeva: ma chi ha tirato, chi ha fatto fallo, chi è stato ammonito e così via.
Con l’avvento delle Pay tv si perde tutto il coinvolgimento che il pubblico intorno a te ti può offrire e la sensazione di far parte di una specie di comunità che ha gli stessi ideali dei tuoi. Sul divano di casa si perde tutto ciò, ma abitando da molti anni lontano da Napoli, mi devo accontentare di essere circondato dai miei parenti e amici cui al massimo posso offrire un Caffè Borghetti (se esiste ancora) per ricostruire frammenti di ricordi. Però la partita si vede meglio. Replay, primi piani, slow motion a 360 gradi e quant’altro la tecnologia può offrire oggi. Quello che non mi piace è dover ascoltare il commento di telecronisti spesso faziosi e incompetenti. Non nascondo che talvolta seleziono l’opzione ALTRA nelle impostazioni dell’audio per ascoltare solo i suoni di fondo dello stadio. Cori, boati, fischi che accompagnano le azioni mentre mi fido del mio personale commento nel valutare un’azione, per analizzare una scorrettezza, nel giudicare un errore o una parata.
Non mi interessa sentire che la palla è stata colpita di quasi mezzo collo o di piattone o che quello era il piede debole o che tal giocatore ha i piedi educati eccetera. Voglio vedere la partita come l’avrei vista ai vecchi tempi ma con i vantaggi della tecnologia di oggi, pur se i commenti nel soggiorno sono quelli degli amici e non quelli imprevedibili di sconosciuti tifosi compagni per un centinaio di minuti.
Detto questo, la partita di Brugge mi ha restituito vecchie sensazioni sonore. Pur nella tristezza di ricordare cosa avesse portato a giocare a porte chiuse, al dramma del terrorismo che aleggiava sullo stadio freddo e vuoto, ho potuto riassaporare vecchi suoni dimenticati. Per una legge di fisica del suono, lo stadio vuoto non assorbiva quelli che provenivano dal campo, ma li amplificava e li faceva rimbalzare verso i microfoni posizionati come sempre intorno al terreno di gioco. Proprio come avviene quando si parla in una stanza vuota dove non ci sono mobili e persone che assorbono i suoni e le pareti li fanno rimbombare.
Così ho potuto sentito il gemito del legno dell’incrocio esterno dei pali colpito dal tiro di Lopez (i cronisti hanno detto: rete esterna, ma il suono mi è sembrato inequivocabile). Ho sentito chiaramente Gabriel urlare raccomandazioni a un suo compagno di reparto su un calcio d’angolo. E poi i giocatori che chiamavano la palla, come avviene sui campetti di periferia. E soprattutto le urla, per noi incomprensibili, di un Preud’homme intristito e sottomesso e soprattutto quelle comprensibilissime di Sarri con il suo forte accento toscano lasciato libero dalla concitazione del momento. Abbiamo così capito cosa chiedeva il buon Maurizio alle sue linee dei vari reparti e quale atteggiamento volesse in campo dai ragazzi, senza subire l’intervento dei cronisti di bordo campo.
Malgrado il commento di Mauro, che, diciamolo, non è il Massimo, possiamo dire che il Napoli ancora una volta non ha preso gol. Che per il Napoli ogni partita sia a Porta chiusa? E che l’unico gol preso in Europa League abbia attraversato la porta perché la serratura era in manutenzione?
L’auspicio è che il Napoli, memore di Brugge e di tutta le altre partite di Europa League possa sempre giocare a Porta Chiusa. La sua.
Leo Prina