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Dov’è finito il pessimismo? Siamo come in un sogno in cui il Napoli che vince non è più un’eresia

Dov’è finito quel caldo, teporoso, scetticismo?

Dov’è finito il pessimismo?

Dov’è il coro lugubre al quale anche chi scrive ha preso parte?

Inebriati dalle caterve di goal segnati dai nostri beniamini, ubriacati dal calcio semplice eppure complessissimo del mister “zio” Maurizio, siamo come in un sogno. E sognare non costa niente, seppure i risvegli alle volte possono essere traumatici.

Non è mia intenzione seminare dubbi e perplessità in un momento così magico e brillante per tutti noi.

Eppure mi voglio mettere in guardia da eccessivi entusiasmi.

Dunque ancora una volta saremo costretti a vivere giorno dopo giorno, partita dopo partita, sperando che tutto si concluda nel migliore dei modi.

E il migliore dei modi è quello che attendiamo da ormai 25 anni: quella parola magica che non ci azzardiamo a pronunciare e che allo stato attuale (dico attuale perché siamo a fine ottobre e mancano 30 partite di campionato) pare emergere dal fondo dei nostri cuori assuefatti a delusioni e bruschi ritorni alla realtà.

In fin dei conti la squadra ha un punto in più dello scorso anno proprio alla vigilia del match simbolico contro il Chievo.

Proprio il Chievo che ha ridimensionato le nostre speranze nell’anno record di Cavani, che ha aperto la ferita del sanguinante campionato scorso, e che ora, quasi appaiato in classifica col Napoli, rappresenta lo spartiacque (l’ennesimo) di questo sorprendente avvio di stagione. Il Napoli ha un punto in più, ma la percezione di come si siano ottenuti questi punti è molto più positiva dello scorso anno.

Higuain corre e ruggisce come non lo avevamo ancora mai visto, Hamsik, che segna di meno, ha ritrovato lo smalto da mediano e il fosforo dell’ultimo passaggio, e Insigne ha segnato già in queste prime gare quanto nei due precedenti campionati ( andiamo per iperbole) .

Lo zio ha rivitalizzato un ambiente depresso e turbato da forze centrifughe, e in questo ricompattamento un ruolo fondamentale lo ha avuto Pepe Reina.

Ha portato forza al gruppo, motivato gli spagnoli, ridato sicurezza alla difesa in cui giganteggia un Koulibaly finalmente preciso e determinante.

In un quadro tecnico superiore alla media, lo zio Sarri ha innestato dei semplici accorgimenti, molto antichi e forse considerati troppo demodè dal precedente allenatore, recuperando però la precisione del palleggio vista nei due anni precedenti.

Semplicemente ora la squadra non si vergogna di chiudersi quando ce n’è bisogno, e qualche palla in tribuna la buttiamo anche noi.

La squadra è ancora campione di fairplay e correttezza pur avendo guadagnato in carica agonistica, e le cose sembrano girare per il giusto verso.

Come lo stesso Reina dice, verranno anche i momenti brutti e allora lì si vedrà la tenuta di squadra e società.

Sono convinto che ogni corridore voglia vincere la corsa, e l’aspetto non competitivo del calcio italiano, la propensione ambientale tipica del nostro paese di non permettere nemmeno di provarci perché è inutile, perché ci sono altri che possono e tu non potrai mai, è il vero pericolo per il Napoli.

Conosciamo bene questo perverso meccanismo: il meccanismo che ci ha convinto di essere inferiori agli altri, di non avere il diritto di voler vincere.

Forse il vero eresiarca è proprio Sarri, è proprio chi vuole dimostrare che possiamo farcela, anche se non ne abbiamo mai avuto l’opportunità.

E il Napoli è l’eresia del campionato italiano: tutti possono vincere tranne il Napoli.

Per questo non mi fido dei finti incoraggiamenti della stampa sportiva “Milano e Torino centrica” o dei lusinghieri commenti dei giornali della Capitale.

Per questo dobbiamo spingere la squadra verso un traguardo che davvero, per motivi più vari e disparati, può “toglierci i paccheri dalla faccia”.

Può toglierli a Insigne che non segna mai.

A Higuain che ha perso due finali (Mondiale e Copa America) per errori assurdi.

A Callejon, prigioniero del golfo.

A Hamsik, che non è mai “grintoso”.

Alla difesa, che è un colabrodo.

E anche allo zio, che qualche anno fa fu esonerato dal Sorrento.

Ma a Sorrento non c’erano i suddetti giocatori che ora remano dalla stessa parte, in silenzio, con grande forza e abnegazione.

E se negli scorsi giorni la fisica quantistica ha dichiarato che due particelle anche se separate possono influenzare il comportamento l’una dell’altra, allora cominciamo anche noi, silenziosamente, da tutte le parti del mondo e d’Italia, a dimostrare che l’”entaglement” è possibile. Soffiamo, quattro milioni di “napolidi”, su quel pallone, e spingiamolo verso la porta avversaria. Cominciamo dal Napoli, e poi continuiamo con Napoli.

L’amore muove il mondo, e la fisica lo ha dimostrato.

Grazie zio, facci arrivare davvero vivi alla spiaggia, non solo per toccare terra ma anche per accendere un fuoco e chiamare gli amici a far festa.

Forza Napoli sempre.

p.s. e se a Verona dovesse andare male, non gettiamoci nello sconforto. Queste dieci partite non sono state né casuali né fortunate. Continuando così solo qualche inciampo sarà dovuto al caso, e mai le vittorie. Lo dico. Sono fiducioso perché ero molto scettico. E rivoglio quanto meno l’inno Champions!
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