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Trapattoni: «Il calcio italiano è al capolinea, si è perso il senso del limite, anche i tifosi tornino a fare i tifosi»

Trapattoni: «Il calcio italiano è al capolinea, si è perso il senso del limite, anche i tifosi tornino a fare i tifosi»

Bella intervista a Giovanni Trapattoni su Repubblica di oggi. Un’intervista a tutto tondo, sul calcio italiano, sul pallone com’era e com’è diventato. Con la sempre affettuosamente incombente signora Paola, donna della sua vita.

A 75 anni il Trap fa una disamina spietata del nostro calcio. Parte con una battuta da Gialappa’s: «Siamo come un serpente con la coda in bocca», poi però la spiega perfettamente: «Siamo sempre lì: i tifosi vogliono vincere, le società devono trovare i soldi per fare acquisti importanti, ma gli stadi sono vuoti e vanno fatti quadrare i bilanci, tra crisi e fair play finanziario. Il calcio italiano è al capolinea, deve ripartire dalle origini. I tifosi che fanno i tifosi, le società che fanno le società e così via: cambiare metodi, rirpistinare il senso del limite. E interrompere le spirale di violenza. Sennò il rischio è che a livello internazionale ce la facciano pagare. Che cosa è cambiato in mezzo secolo? Tantissimo, nemmeno i palloni sono rimasti gli stessi».

«Vedo i giovani più fragili: vogliono il successo e se lo aspettano, gli manca la fase intermedia. Sacrificio, umiltà, responsabilità: valori che vanno insegnati insieme a tecnica e tattica. È un problema ormai globale, non solo italiano, ma da noi l’esigenza del risultato ammazza tutto, a livello giovanile e pure in famiglia, dove si vive il talento del figlio come possibile guadagno per il futuro».  

Imperdibile la risposta sulla conferenza stampa del caso Strunz: «Quella storia mi ha reso più famoso che per quanto avevo fatto e vinto fino ad allora».

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