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41mila posti per il nuovo San Paolo posson bastare

41mila posti per il nuovo San Paolo posson bastare

Quando si decide di progettare uno stadio nuovo oppure di ristrutturarne uno esistente, la prima decisione da prendere è: quanti posti dovrà avere? Da questa scelta ne discendono molte altre, la grandezza, il numero di servizi, gli spazi necessari e via discorrendo, tutti aspetti che concorrono poi a determinare il fattore chiave: il costo di costruzione euro per posto.

C’è stato un tempo in cui non era pensabile per città oltre il milione di abitanti concepire stadi con meno di 50 o 60 mila posti, ma era un tempo in cui la tv non trasmetteva le partite (proprio nessuna) e vedere la propria squadra richiedeva di essere fisicamente presenti allo stadio, non c’erano alternative. È stato un tempo romantico, di sport quasi eroico, di storie che tutti i tifosi si portano nella memoria e nel cuore, ma è un tempo che non esiste più. Oggi per ogni singola partita esistono almeno una decina di modi per seguirla, pay-tv, radio, streaming on line (legali e non), diretta testuale, live su twitter e via così. Le immagini dei calciatori sono disponibili praticamente sempre in tv e su internet ed è un dato oggettivo che gli stadi tendano ad essere più vuoti. Ci sono eccezioni? Sicuramente, i club tedeschi hanno stadi grandi e sempre pieni, la legge tedesca prevede che i tifosi siano comproprietari dei club e questo determina in qualche misura anche un senso di legame ancora più profondo e di responsabilità nei confronti del club, tutto ciò si traduce in impianti molto capienti e sempre pieni (il Borussia Dortmund è solo il caso più eclatante). Altre eccezioni sono ovviamente i top club europei (United, Real, Barça, Arsenal, etc) che concorrono tutti gli anni per i massimi traguardi da un secolo a questa parte, oltre a loro e pochissime altre realtà che vantano forti identità locali (St.Etienne, Bilbao, etc).

Nel resto d’Europa però la situazione è ben differente, il rifacimento degli stadi ha portato a un ridimensionamento secondo un’idea diversa, probabilmente anche orientata a modelli di business più moderni che puntano ad avere stadi pieni sempre e non solo in alcune occasioni specifiche durante l’anno.

Viene fuori da questi ragionamenti la cifra di 41.000 posti che ha proposto il presidente De Laurentiis per il “San Paolo 2.0”, se infatti guardiamo alle medie spettatori del Napoli dal 2004 in avanti, possiamo notare come in undici stagioni l’affluenza media più bassa, con 23.728, ci sia stata nel 2005/06 (secondo anno di C1) mentre quella più alta, pari a 45.608, nel 2010/11 col Napoli alla fine terzo in classifica.

Ora considerando tutte le undici stagioni disputate la media spettatori è pari a 37.975, invece considerando le sole stagioni di Serie A per avere un dato più omogeneo la media sale a 40.218 spettatori a partita, si tratta di una delle medie più alte della Serie A, e nelle ultime otto stagioni il Napoli è quasi sempre stato tra le prime squadre per affluenza.

Ovviamente ci saranno molti che considereranno questo dato di affluenza negativo pensando ai picchi di 90-100 mila spettatori degli anni ’70 e ‘80 e ne attribuiranno la paternità a fattori diversi: la vetustà e scomodità dello stadio, il disaccordo con la progettualità della società, l’antipatia per De Laurentiis e altro ancora. È proprio di oggi la notizia del murales all’esterno del San Paolo ad opera delle curve (settori per altro sempre affollati): “41.000 posti? Ricorda, se il San Paolo non fa il pienone, la colpa è della tua falsa programmazione”.

Si tratta ovviamente di tutte opinioni lecite e rispettabili, ma tolti i primi due anni di A (8° e 12° posto) nelle sei stagioni seguenti il Napoli è stato una volta 6°, due volte 5°, due volte 3° e una volta 2°, vincendo due Coppa Italia ed una Supercoppa. Una serie di risultati consecutivi che non ha eguali nella storia del club (fatta eccezione, ovviamente, l’età dell’oro), ragione che pare valida per annotare che se i tifosi ne avessero fatto una mera questione di risultati avrebbero avuto parecchie ragioni per andare allo stadio, ma non l’hanno fatto.

Naturalmente si è già messo in moto il partito “dei se e dei ma”, tuttavia che si tratti di aprire un negozio di alimentari, una fabbrica di mobili o ristrutturare uno stadio, è impossibile programmare un investimento basandosi sui condizionali. Ci si può basare solo sui numeri che ritraggono la realtà secondo le leggi della domanda e dell’offerta, e chiunque abbia un minimo di esperienza nel gestire un’attività sa bene che non si può derogare alla logica e alla razionalità quando si tratta di fare impresa, pena il fallimento. Ad ogni modo, la gestazione del nuovo San Paolo è appena iniziata e potrebbe ancora esserci spazio per mettere a punto alcuni elementi del progetto, che potrebbe prendere il via nella prossima primavera ed essere ultimato nel 2018. Wait and see.
Andrea Iovene

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