Non capita tutti i giorni che un quotidiano sportivo dedichi al calcio femminile una parte nobile della prima pagina. È successo oggi con il Corriere dello Sport che ha ospitato un intervento di Walter Veltroni intitolato: “Il calcio femminile va preso sul serio. Comincino i club”. Veltroni parte dai 53 mila spettatori dell aparte inaugurale dei Mondiali in corso in Canada e paragona il movimento internazionale che attrae telecamere di 124 Paesi all’appuntamento più importante (per un giro d’affari di 55 milioni di euro) alle sessimo dei dirigenti di casa nostra.
Veltroni che parla di calcio femminile è l’ennesimo segnale positivo nei confronti di questo movimento che in Italia non riesce a decollare. Soprattutto perché, ancora una volta, chi governa questo sport difficilmente avrà le capacità di cogliere l’attimo. Sarebbe questo il momento di agire: società, federazione, mezzi di comunicazione e atlete dovrebbero sfruttare il “momento magico” per conquistare l’opinione pubblica. Il calcio femminile dovrebbe diventare più televisivo. All’estero molte atlete, in competizioni internazionali, entrano in campo perfettamente pettinate, curate, dando un’idea estetica del movimento. Come peraltro ormai accade anche nel calcio maschile. Si dovrebbe lavorare moltissimo per far sì che le parole “calcio, bellezza, grazia, resistenza, eleganza, femminilità” sostituiscano l’unica parola che accomuna l’opinione pubblica sul calcio femminile: “lesbiche”.
Veltroni giustamente ricorda che il calcio femminile può diventare un business, come del resto lo è in moltissimi stati e i 53 mila spettatori presenti all’inaugurazione dei Mondiali sono sicuramente un dato da non sottovalutare. Purtroppo Veltroni evidenzia anche che di scuole calcio femminili in Italia ce ne sono ancora poche, così come sono poche le emittenti tv che investono sul movimento. L’ex sindaco di Roma si domanda come mai i grandi club di serie A non abbiano un settore femminile così come hanno quelli giovanili maschili. È la stessa domanda che ci poniamo anche noi da anni.
Ha ragione quando scrive che il calcio femminile va preso sul serio. Aggiungo che, prima di tutto, il movimento deve diventare credibile e questo non dipende solo dai politici o dalle federazioni ma soprattutto da chi vive e lavora in questo ambiente. Cerchiamo quindi di cambiare atteggiamento, modificare la nostra comunicazione, e mostrare i valori e i pregi che il calcio femminile può sfoggiare. Il tempo per piangersi è finito e, ora che il “mondo esterno” si sta accorgendo di noi, non reagiamo abbassando la testa e con atteggiamenti di chiusura ma alziamo la mano per farci notare.
Roberto Genta