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Confesso, l’eliminazione del Napoli è colpa mia. Vorrei dimettermi da tifoso

Confesso, l’eliminazione del Napoli è colpa mia. Vorrei dimettermi da tifoso

Se fosse possibile, mi dimetterei da tifoso del Napoli. È colpa, mia, soltanto colpa mia se il Napoli non è andato in finale di Europa League. Lo ammetto, non avrei dovuto comprare i biglietti per Varsavia prima della qualificazione. Sono commercialista, curo gli interessi altrui ma per i miei… per i miei interessi sono un disastro. Pensavo di fare un buon affare. Pensavo. Per me e per mio figlio, settore G32 (una sorta di tribuna laterale) 251 euro sul sito viagogo.it. Anche se sul biglietto il prezzo stampato è 65 euro e il nome del titolare dello stesso è un altro. Credevo fosse un affarone perché col Napoli in finale avrei pagato almeno il triplo.

Ma la scaramanzia è la scaramanzia. Ho sbagliato e recito il mea culpa: “Benitez mio mi pento e mi dolgo con tutto il cuore dei miei peccati, perché prenotando ho meritato i tuoi castighi e molto più perché ho offeso te, infinitamente copetero e degno di essere amato sopra ogni pallone. Propongo sin prisa pero sin pausa di non acquistare mai più in anticipo e di fuggire le occasione prossime di pronostico. Rafa, misericordia, perdonami”.

Serve un colpevole? Eccomi. Già so che tra poche settimane scriverò: “Rafa stamattina se n’è andato via, ha preso l’aereo delle 7 e non ritorna più”. In fondo la semifinale cosa vuoi che sia? Un traguardo cui siamo abituati da piccoli, quasi come i tifosi del Real e del Barcellona. Bilancio, fatturato, intensità, la sdoganata cazzimma, lo stadio di proprietà, il settore giovanile, il business plan….che l’allenatore si faccia gli affari suoi, come si permette un dipendente che ogni mese si vede accreditare 300mila euro sul suo conto corrente di intricarsi di questioni più grandi di lui? Prendi tre milioni e mezzo di euro all’anno? E allora metti i conetti sul terreno e fai allenare i giocatori. Al resto ci penserà qualcun altro. Qualcuno che gli affari li sa fare.

A proposito, a conferma del fatto che non so curare i miei interessi, i biglietti li regalerò ad Alex, il ragazzo  ucraino che lavora al bar dove prendo il caffè. Non so se ci andrà, a Varsavia. Ma nemmeno voglio mettermi a mercanteggiare in internet su ebay o dove volete. Andiamo avanti. Aspetto i soliti articoli su Massimo Troisi e Napoli Cesena (o Cesena Napoli). Nel frattempo la vita va avanti e vi segnalo, su Repubblica di ieri: “Confesso che ho vissuto, mangiato e sbagliato”, di Gianni Mura. Poiché siamo alle confessioni, eccone un’altra: leggo Gianni Mura così, ogni volta, mi ri-convinco che in fondo è giusto: lui fa il giornalista io il commercialista. Scrive quello che vorrei scrivere io nel modo in cui mai riuscirei a scrivere. Che c’entra? C’entra. Ogni tanto uno deve essere onesto con se stesso. Rassegniamoci: il Napoli non è il Real né il PSG, né il Barcellona, né il Bayern, né il Chelsea. E dopo Mura, cito il mio caro amico Giovanni Ricciolino (da facebook): “La vita del tifoso del Napoli è ‘na vita ‘e merda”. Aggiungo: e se Pedersoli non comprava i biglietti forse andavamo in finale. Forza Napoli, sempre. Perché io stesso ho respinto le dimissioni da tifoso del Napoli, pure si è ‘na vita ‘e merda! Forza Napoli, sempre.
Giuseppe Pedersoli

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