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La finestra di fronte giallorossa abbassò rumorosamente la serranda

La finestra di fronte giallorossa abbassò rumorosamente la serranda

Napoli-Roma vissuta nella Capitale, davanti alla tv, è sempre in altalena tra stati d’animo diversi, tenuti insieme da una tensione agrodolce, figlia di mille pensieri. Per me, un moltiplicatore di emozioni viene dalla finestra del mio dirimpettaio, seguace della Lupa. Al novantesimo minuto della partita al san Paolo la serranda romanista si è riavvolta, con una rumorosa chiusura. Aveva resistito per tutto il tempo dell’incontro, grazie alla decisa speranza del padrone di casa. 

Dal teleschermo gli arrivavano minuto per minuto le immagini di una visibile supremazia, nel gioco, nello slancio, nella concentrazione, degli undici azzurri in maglia blu-sacco di tela. Ma lui, il vessillifero del tifo capitolino nel quartiere romano che ci ospita, in un “colpo” di Totti e compagni credeva senza se e senza ma. La Roma di Garcia – cosi’ diceva il suo volto in finestra, la mattina della vigilia – arebbe espugnato il san Paolo perché un destino già scritto nel cielo lo pretendeva. Inutile fargli osservare – in un rapido incontro dal giornalaio – che la batosta nell’ultima partita di Coppa somigliava a un monito poco rassicurante. Finanche il titolare del chiosco, laziale tutto d’un pezzo, si era spinto in un audace sfottò, frutto della tradizione.  “Aho’”, gli aveva detto, “mo’ che vai al bar, er cafe’ bevilo subito, senno’ perde ‘aroma…”. Un  vecchio giochetto di parole nella grammatica del calcio all’ombra del Cupolone. Lui, il nervoso dirimpettaio, aveva sorriso con noncuranza e rivolto a me aveva alzato gli occhi al cielo, come per dire che il risultato era già scolpito nell’immediato futuro.

E venne l’ora fatale. Televisivi lampi bluastri dalla sua finestra, ogni tanto qualche urlo indecifrabile in uscita dai vetri spalancati, già pronti per diffondere urla di gioia al momento opportuno. Nell’attesa, vocalizzi più moderati e qualche suono di mani battute in segno di disapprovazione. Il Napoli imponeva il suo gioco e provocava tremori tra gli amici della Lupa. E poi, i due gol partenopei sparsero pepe sulle mie corde vocali e il grido che sembrava quasi impossibile (ah, la scaramanzia…) uscì forte e chiaro dalle mie corde vocali. Dall’appartamento di fronte, un rumoroso silenzio. Fu allo scadere del tempo di gara che sentiii il fragore della serranda avversaria. Un colpo secco, a sfidare la tenuta del meccanismo. Traaak…Un suono che diventava carezzevole, il segnale del traguardo raggiunto. Mi affacciai e urlai una frase del tifo giallorosso, nel rovesciamento ironico dei ruoli: “E nun se vonno sta’!”.Quando lo rivedrò ,ci sarà un caffé pagato per lui.

Mimmo Liguoro

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