È il giorno in cui i nodi del calcio italiano stanno tornando a galla. Già domenica ci è stato servito l’antipasto, prima con l’arbitraggio di Juventus-Roma e successivamente con lo spettacolo delle reazioni che ha coinvolto anche la Nazionale. Poi il fax di Daniele De Santis alla Procura di Roma. E infine la squalifica dell’Uefa ai danni del presidente della Federazione gioco calcio. Pensiamo che non sia mai accaduto che una federazione avesse il proprio presidente squalificato per razzismo. Carlo Tavecchio non potrà partecipare per sei mesi alle commissioni della Uefa. Decoro e dignità imporrebbero le dimissioni ma sappiamo bene che chiederle è un esercizio inutile.
Pubblichiamo il comunicato della Figc.
“In merito al procedimento avviato dalla Uefa nei confronti del presidente della Figc per le espressioni usate il 25 luglio scorso in occasione dell’assemblea della Lega Nazionale Dilettanti, Carlo Tavecchio, dopo aver spiegato la propria posizione, ha preso atto della proposta formulata dall’Ispettore Disciplinare della Uefa e ha deciso di accettarla al fine di evitare il protrarsi di un contenzioso che avrebbe visto contrapposte la Uefa e la Figc per un lungo periodo e che si sarebbe potuto risolvere solo davanti al Tas per stabilire se la Uefa fosse competente ad intervenire su questa materia, stante l’avvenuta archiviazione di un analogo procedimento da parte della Procura Federale. Il presidente Tavecchio ha dunque aderito alla proposta dell’Ispettore Disciplinare della Uefa, il quale ha chiesto che Tavecchio si astenga dal partecipare al Congresso della Uefa in programma il 24 marzo 2015 e si astenga altresì dal partecipare o dal farsi nominare in eventuali Commissioni Uefa per un periodo di sei mesi. Tavecchio si è poi impegnato con la Uefa ad attivare in Italia una speciale iniziativa in favore dell’integrazione, come del resto aveva annunciato già in occasione della presentazione del suo programma. La definizione così concordata tra il presidente Tavecchio e l’Ispettore Disciplinare della Uefa è stata recepita dalla Commissione Disciplinare con una formale decisione che pone fine al procedimento”.