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Guida semiseria di Napoli-Athletic Bilbao

Guida semiseria di Napoli-Athletic Bilbao

Se nelle prossime ore vedete aggirarsi per Napoli gruppetti di persone vestite con la maglia biancorossa e parlanti una lingua incomprensibile, fate attenzione: non sono tifosi del Vicenza venuti a riprendersi a Maggio bensì tifosi baschi dell’Athletic Club, la squadra di Bilbao con cui martedì prossimo al San Paolo il Napoli si giocherà l’andata dei preliminari di Champions.

Perciò, dal momento che loro ci apprezzano molto per la nostra storia, la nostra cultura e la nostra passione calcistica noi dobbiamo accoglierli bene e dimostrare ancora una volta che oltre ad essere dei grandissimi tifosi siamo pure delle persone assai ospitali e gentili. Tuttavia, siccome entrambi abbiamo una forte identità culturale e una solida storia calcistica alle spalle ecco qualche piccolo suggerimento per evitare incidenti diplomatici e garantire a tutti una serena e pacifica convivenza.

– Per instaurare coi tifosi dell’Athletic un contatto pacifico due sono le cose che non dobbiamo assolutamente fare: 1) chiamarli Atletico Bilbao, esattamente come ha fatto il Napoli facendo stampare sui biglietti per la partita “Napoli-Atletico Bilbao” e 2) intavolare conversazioni che direttamente o indirettamente abbiano a che fare con Maradona. 

I tifosi dell’Athletic Club detestano essere chiamati “Atletico” in primis perché questo li accomuna all’Atletico Madrid – squadra da loro considerata “figlia” perché a fondarla furono giovanissimi emigranti baschi e con la quale non hanno un buon rapporto – e in secundis perché questo li riporta ai tempi della dittatura di Franco, quando il Generalisimo vietò per legge l’uso dell’inglese, cancellò la “h” dal nome della squadra basca e impose loro il nome di “Atletico de Bilbao”.

Capitolo Maradona: mentre noi a Napoli in una teca teniamo il suo capello miracoloso, loro a Bilbao in una teca tengono le scarpette che a Maradona ci spezzarono la caviglia. E mentre la teca nostra sta in un bar del centro storico, la loro sta nella casa di chi quelle scarpette le indossava: Andoni Goikoetxea, il calciatore dell’Athletic meglio conosciuto come “il macellaio di Bilbao” per questo suo vezzo di interpretare il ruolo di difensore sfasciando gli arti inferiori degli attaccanti avversari. 

Certo, di quel fallaccio a Maradona nel suo ultimo anno al Barcellona Goikoetxea poi si è pentito e Maradona, nella sua immensa bontà, l’ha pure perdonato ma è evidente che per noi napoletani è difficile non pensare a cosa mai sarebbe potuto diventare con la maglia del Napoli Maradona se poco prima di venire qua non avesse subito quel fallo, costatogli il 30 per cento della funzionalità della caviglia sinistra. Fallo per il quale, secondo i tifosi baschi, Goikoetxea ebbe pure a subire una sanzione eccessiva tant’è che dopo i 18 turni di squalifica fu accolto in patria come un eroe. 

Perciò, se non vogliamo creare incidenti diplomatici spiacevoli è meglio non aprire proprio questo capitolo e tuttavia, se qualcuno ci dice che in fin dei conti Goikoetxea non ha fatto niente di male noi a quel punto agitiamo con nonchalance lo spauracchio del ginocchio bionico di Zuniga

– Anche se faranno finta di no perché loro sono baschi e quindi sono duri e puri, loro ci temono. 

Così come durante il sorteggio noi abbiamo fatto “Speriamo che non prendiamo l’Atletico di Bilbao, speriamo che non prendiamo l’Atletico di Bilbao, speriamo che prendiamo l’Atletico di Bilbao” loro hanno fatto “Speriamo che non prendiamo il Napoli, speriamo che non prendiamo il Napoli, speriamo che non prendiamo il Napoli”. Ovviamente alla fine del sorteggio noi abbiamo detto “Ma che sfaccimma!” e loro qualche altra cosa ma alla fine il risultato è stato lo stesso e dunque, massimo rispetto per una squadra forte e organizzata ma, come ha detto Benitez, nessuna paura. Del resto noi siamo napoletani, noi viviamo sotto a un vulcano attivo, teniamo a Britos come difensore centrale, a noi la paura ci fa un baffo

– Se vi dicono che il ritorno a Bilbao ci sarà fatale e che lì non abbiamo nessuna speranza voi innanzitutto fatevi una grattata e poi fate notare sommessamente, magari pure con un’aria un poco romantica, che non esiste ritorno senza andata e che comunque in ogni caso per tornare a Bilbao loro dal San Paolo devono sempre uscire. San Paolo di cui i tifosi dell’Athletic, anche se minimizzano, hanno un gran timore. Voi però tranquillizzateli, non spaventateli ulteriormente ricordandogli quelle piccole scossette di terremoto che i sismografi della Federico II fanno registrare quando il Napoli gioca in casa, tipo quella volta che Cavani segnò il 2 a 1 con il Manchester City

– A proposito di Cavani, se vi sfottono per l’addio del Matador al Napoli voi non reagite male ma esprimete piuttosto cordoglio e vicinanza per il fatto che loro l’anno scorso hanno subito il medesimo addio da Llorente. Il quale, dimentico delle sue origini basche e del suo essere fieramente bandiera della squadra ha preso e se n’è andato da Bilbao per andare alla Juve con Antonio Conte. Cioè, loro hanno sofferto oggettivamente di più, vanno capiti

– Loro si chiamano i “leoni” e quindi forse allo stadio sarà il caso di mettere da parte il coro “vogliamo undici leoni”. Innanzitutto perché potrebbe nascere una confusione tra quali leoni vogliamo, se quelli baschi o quelli napulitani, e poi perché dal momento che per De Laurentiis il leone è Inler questi potrebbe capire che in campo vogliamo “undici Inler” e almeno in questa fase del calciomercato io direi che è meglio evitare fraintendimenti. Diciamo “vogliamo undici esattori di Equitalia” e andiamo sul sicuro

– Loro temono assai Higuain, non solo e non tanto per la sua potenza e la sua velocità quanto perché è di origini basche, parla l’euskaria e potrebbe facilmente comprenderli ove mai decidessero di mandarlo a fancul in lingua originale. Del resto è proprio per le sue origini basche che nel 2009 l’Athletic se lo voleva comprare però voi non ricordateglielo che ci restano male

– Mi raccomando, se vi mettete la maglia “camouflage” e loro vi sfottono, voi per prima cosa fatevi un quarto d’ora di scuorno perché oggettivamente è ‘na maglia ‘e mmerd però poi subito dopo ricordategli che a livello di maglie ‘e mmerd l’Athletic non ha niente da invidiare a nessuno visto che la loro maglia del 2005, la maglia “ketchup” è passata alla storia come una delle maglie più orribili della storia del calcio

– ricordate che la loro lingua, l’euskaria, è assai diversa dallo spagnolo e che anche se il loro stadio si chiama “San Mames” non significa, come pure qualcuno potrebbe pensare, “San Mammt” bensì “San Mamante”, un santo cristiano che fu dato in pasto ai leoni e che i leoni si rifiutarono di mangiare. E speriamo che pure stavolta magari vedendo a San Gennaro ai leoni ci passa la fame.
Anna Trieste 

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