Perché a una persona perbene passa la voglia di andare allo stadio
La mia partita incomincia ad ora di pranzo, al Testaccio. Come due anni fa ci ritroviamo allo “scopettaro”. Noi napoletani si sa siamo scaramantici! Entriamo e Roberto il proprietario ci accoglie come al solito con un fiume di parole e gentilezza. Al tavolo in fondo siede un gruppo di tifosi viola, tre coppie di ragazzi […]
La mia partita incomincia ad ora di pranzo, al Testaccio.
Come due anni fa ci ritroviamo allo “scopettaro”. Noi napoletani si sa siamo scaramantici! Entriamo e Roberto il proprietario ci accoglie come al solito con un fiume di parole e gentilezza. Al tavolo in fondo siede un gruppo di tifosi viola, tre coppie di ragazzi e ci avviciniamo per una foto insieme in nome del nostro comune “nemico”. Saluti ed abbracci, poi scendiamo nella sala inferiore dove cominciano le danze. Comincia il pranzo, non proprio da sportivi, Roberto continua a portare ogni ben di dio e vino a volontà. Arriva un’altra comitiva di fiorentini e la sala si trasforma in un piccolo tempio pagano con sciarpe e maglie delle due squadre, ognuno augura all’altro la vittoria, tra gesti apotropaici e brindisi. Alla fine i brindisi saranno 17 o 18, non ricordo più. Per la cronaca le stesse scene le abbiamo vissute due anni fa con i tifosi della juve. Perché siamo tifosi, siamo fanatici, ma siamo persone non bestie.
Finito il pranzo, qualcuno lancia l’idea di fare due passi per digerire. I passi diventano oltre 9 chilometri ma si sa noi siamo fanatici. La situazione è più che tranquilla, incrociamo tifosi viola, scambi di saluti ma siamo in apnea e la nostra meta di novelli Forrest Gump sono i tornelli della Tribuna Tevere.
Passiamo davanti all’Accademia dei Lincei. Pensavo di incontrare lì Genny la Carogna, strano non lo vedo, forse non ci siamo trovati con l’orario.
E qui, la prima follia dei cosiddetti esperti di ordine pubblico. Lo stadio Olimpico, si sa, non è un modello di sicurezza, la partita è a rischio, ma anche i bambini sanno che i problemi non saranno tra le due tifoserie ma tra i notabili napoletani e quelli romanisti che dal famoso gesto di Bagni si sono giurati odio eterno.
In ogni caso dobbiamo fare qualche centinaio di metri in più (che sarà mai) perché non possiamo attraversare il Tevere dal ponte dedicato ai viola, a noi è dedicato il ponte Milvio. Ecco ora saprei come usare tutti quei lucchetti, per legare in ceppi Genny la Carogna ed i suoi accoliti.
Naturalmente ai tornelli ci perquisiscono in ogni dove, io temo per i miei crackers gluten free, chissà che non li scambino per armi pericolose! Ad un mio amico sequestrano un pericoloso pennarello nero usato per gli autografi dei giocatori della precedente trasferta e dimenticato nello zaino. Ad un altro un ombrello la cui unica pericolosità sta nell’essere assolutamente insufficiente a coprire dalla pioggia.
Comunque siamo dentro, con forza ed agilità raggiungiamo la nostra postazione e ci godiamo un breve meritato riposo.
Incominciano ad arrivare strane voci, sparatorie, feriti, tifosi in fin di vita. Proviamo a sentire i nostri contatti, gli amici a Napoli, ma evitiamo mogli, fidanzate e genitori per non metterli in allarme.
Noto strani movimenti in curva nord. Gli ultrà ritirano gli striscioni, piegano le bandiere. La mente va al derby della capitale di qualche anno fa, allo spettacolo indecente dopo la morte di Gabriel Sandri. La ragione mi rassicura, ma il cuore mi fa temere il peggio. Vedo Formisano che si avvicina alla curva, poi Marek. Partono petardi, fumogeni. Ma tutti gli steward e poliziotti erano nella Tevere, perché sembra che in curva Nord ci sia ingresso libero. Genny la carogna è sulla balaustra dirige i movimenti della curva come un direttore d’orchestra. Le autorità costituite gli hanno delegato la gestione dell’ordine pubblico e lui, bontà sua decide che possiamo vedere la finale e non tornare a casa prima del tempo.
Le notizie si susseguono rapide e confuse, alcuni ultrà viola entrano in campo per un summit che neanche a Camp David. Le nostre autorità, Prefetto, Questore, Presidente del Senato, Presidente del Consiglio, Alessandra Amoroso erano lì spettatori non paganti, come se l’ordine pubblico non dipendesse da loro ma da un’entità aliena.
Arriva la notizia tanto agognata, si gioca, ma il clima è irreale. La Nord è in silenzio, quella viola anche, ma in parte. Dalla Tevere parte qualche incitamento. Dimenticavo, siamo stipati come sardine ed il pubblico occupa le scale, insieme ad un povero steward inerme.
I primi venti minuti sono uno show del Napoli, potrebbe finire una goleada se non fossi cosciente che un golletto lo potremmo sempre prendere. Lorenzo è in serata di grazia, marek anche. Fernandez è Baresi. Il tempo scorre tra notizie che continuano ad arrivare e la preoccupazione per il dopopartita. Triplice fischio, i reduci dell’Accademia dei Lincei invadono il campo. Anche quelli che non hanno fatto il tifo. Ma si sa prima il dovere poi il piacere. Dopo la premiazione cerchiamo di uscire. Siamo distrutti, felici, ma non festanti, la rabbia per quello che è successo, la tensione per quello che potrebbe succedere ci fa desistere da ogni commento. Finalmente l’auto, autostrada e via dritti fino a Napoli, anche volendo non ci si può fermare gli autogrill sono pieni fino all’inverosimile.
Stamattina ho un quadro più nitido della situazione. L’unica tentazione è quella di mettere più piede in uno stadio e stare davanti alla tv. Ma chissà forse è proprio quello che vogliono le tv.
Luca Catalano (amministratore Nuova Quarto Calcio per la legalità)











