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Mi sento un idiota ad andare ancora allo stadio

– Mi ricordo quando nel 95 morì accoltellato Spagnolo a Genova. All’epoca il presidente della Federcalcio Matarrese, quasi dispiaciuto per la sospensione della gara tra primo e secondo tempo di Genoa e Milan, dichiarò “Show must go on”. Mi si accapponò la pelle. Ma effettivamente ebbe ragione lui. Indignazione collettiva, trasmissioni sospese, ma il carrozzone calcio proseguì nelle domeniche successive, nonostante una guerriglia e una morte. Una morte provocata tra l’altro da uno che non era manco tifoso. Si parlò successivamente di fallimento di tutti. – Mi ricordo quando nel 2003 perse la vita Sergio Ercolano ad Avellino. In una serata di pura follia, il giovane morì a causa del cedimento di una pensilina e un volo di 10 metri. Dopo, invasione di campo e l’inferno in diretta. Indignazione collettiva, qualche amico presente al Partenio abbandonò questa passione, mentre il Carrozzone continuò la propria marcia, nonostante un’altra morte. Si parlò di fallimento da parte di tutti. – Mi ricordo quando nel 2006 nella trasferta di Arezzo un gruppo nutrito di tifosi si presentò allo stadio senza biglietto. Ne nacque una guerriglia urbana che ancora oggi non riesco a dimenticare. Mi beccai una serie di manganellate in testa che mi fecero sentire un idiota. Non ci furono morti, ma vissi in prima persona la follia umana e la disorganizzazione totale delle forze dell’ordine. Si parlò di fallimento totale e due giorni dopo tutto finì nel dimenticatoio. – Mi ricordo di Catania, quando nel 2007 perse la vita l’agente Raciti per l’esplosione di una bomba carta. Oppure quando morì Sandri in un autogrill, sparato per “un tragico errore” dall’agente Spaccarotella. – Mi ricordo della sassaiola di Foggia, gli scontri di Bari, quelli di Salerno, Udine e Torino. – Mi ricordo lo scorso ottobre, in un ambiente apocalittico, il lancio sconsiderato di bottiglie e petardi da parte dei tifosi romanisti dal settore adiacente il nostro. In mezzo a signore e bambini che piangevano. Oppure allo Juventus Stadium, quando reciprocamente ci siamo lanciati di tutto. – Sono più di 20 anni che frequento gli stadi e i bollettini di guerra non hanno mai cessato di esistere. Anzi. Negli ultimi anni il clima è addirittura peggiorato. Se prima esistevano rivalità tra ultras, oggi che questi ultimi non ci sono nemmeno, il clima che si respira negli stadi o nelle zone limitrofe, che fino a qualche anno fa potevano definirsi “tranquille” (come ad esempio Parma e Bologna) è sempre più avvelenato ed intriso d’odio. – Risultato: Indignazione collettiva e fallimento totale come sopra. Ma come sempre, show must go on. – Io non mi meraviglio più. Mi meraviglio invece che ad ogni occasione c’è chi si sveglia dal sonno e scopre un nuovo tipo di acqua calda. – Da sempre, i cornuti restano i tifosi. E nell’accezione del termine intendo coloro a cui piace il gioco, la propria maglia, lo sfottò con gli avversari, le gioie e i dolori sportivi. – Ieri avrei voluto parlare della doppietta di Insigne. Avrei voluto fare un po’ di polemica con chi lo voleva già crocifisso. Oppure creare qualche scaramuccia verbale con le vedove di Mazzarri che ha chiuso il suo ciclo con lo stesso trofeo di chi invece lo ha aperto. Avrei voluto sfottere il mio amico Gionni, storico tifoso viola. E scrivere del bel sorriso di Montella, nonostante la sconfitta, e del primo trofeo sollevato dalla cresta azzurra di Hamsik. Delle perle del Minao lungo il tragitto, degli sfottò ai miei amici “portoghesi” e di una gioia piena che però non c’è stata. – Invece scrivo di qualcosa molto più grande di me. E mi è toccato leggere la solita solfa alla ricerca del più colpevole, del mostro da sbattere in prima pagina, dei soliti luoghi comuni sui napoletani, di un giornalismo che svia, nasconde e disorienta, di istituzioni fallimentari, di legalità, sicurezza e forze dell’ordine assenti o incapaci. Praticamente delle stesse cose che ormai leggo ciclicamente da 20 anni, ma che rispecchiano esattamente ciò che siamo. – Tutti sanno, ma nessuno fa nulla. – Creano nuove leggi, tessere e daspo, per poi cedere alle pressioni degli “interessati” di turno. E la norma sulla discriminazione territoriale è un esempio lampante. Prima la creano e poi s’inventano, con l’avallo di una stampa e una tv sempre più servili, sospensioni e surrogati in modo da immobilizzare e non risolvere mai nulla. Mentre intanto per una notte intera fai una fila chilometrica per acquistare un biglietto di Champions e te ne torni a casa senza tagliando e con un occhio nero, sotto la supervisione di polizia e carabinieri inermi. Oppure mentre vedi bombe che esplodono in una curva e a te sequestrano una bottiglia d’acqua all’ingresso. – Mi ricordo di un caro amico che anni fa mi diceva: questo è il calcio, ti piace? Prendere o lasciare? Passaportopoli, il doping amministrativo, il doping, calciopoli, il calcioscommesse parte prima, seconda e terza. Cosa hanno provocato questi scandali? Dove sono i colpevoli? Chi ha effettivamente pagato? Te lo dico io: solo noi. Noi tifosi “idioti”. – In attesa del prossimo morto ammazzato, l’indignazione collettiva conseguente e lo show che mai si fermerà seriamente. Perché solo noi potremmo, ma non abbiamo il coraggio e la voglia di fermarci. – Avanti il prossimo. Gianluigi Trapani

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