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La finestra (giallorossa) di fronte

Era lì, in salotto, pronto a vivere in tv la sfida tra Roma e Napoli. Le tendine della sua finestra ondeggiavano di tanto in tanto. Le smuoveva per creare un varco allo sguardo verso casa mia, nel palazzo di fronte al suo. Stavolta il mio dirimpettaio a Roma aveva mostrato un cipiglio più deciso nei rapidi commenti pre-partita, sul marciapiede o dal giornalaio. “Ve famo neri”, neri per i lividi simbolici che la gragnuola giallorossa avrebbe procurato. “Semo forti”, forti al punto da potervi ridurre in polpette azzurrognole. Così aveva detto, con il viso ridisegnato da una maschera mefistofelica, frutto di un ripasso orale dei punti in più in classifica. E ora stava lì, pronto per godersi la goleada e la sconfitta mia e, per estensione simbolica, di tutti quelli che nella Capitale pensano a una città e a una squadra lontane un po’ di chilometri. Era lì, sbirciava con ritmo costante. Anch’io ogni tanto mi alzavo in piedi per osservare i suoi movimenti al di là delle bianche tendine un po’ trasparenti. E a ogni pericolo per la porta azzurra, a ogni penetrante azione romanista, eccolo in piedi ad agitarsi, rivolto verso la mia finestra. Saltelli e braccia al cielo, pugni chiusi verso l’apparecchio tv, urla percepibili e a volte agghiaccianti. La Roma e il suo buon gioco, la Roma pericolosa e più incisiva del Napoli non al meglio delle sue possibilità. Sulle labbra del dirimpettaio il sorriso di Mefistofele era come incollato. Scorreva il tempo e l’avvicinarsi degli ultimi minuti sembrava l’accostarsi della sconfitta o, con l’aiuto degli Dei, di un pareggio che non mi avrebbe risparmiato gesti e segnali sprezzanti. Poi d’improvviso la tenaglia si apre. il pallone spinto dalla testa di Callejon si trasforma in missile terra-aria e smuove la rete romanista. È gol!! Salto dalla poltrona, agito le braccia, urlo e guardo la finestra di fronte. Lui è lì, impietrito. Mi guarda saltare e agitare le braccia per alcuni minuti. Resta bloccato, col volto cupo, poi lentamente si affloscia in poltrona. Si aspettava tutt’altro da una serata come quella. Ma il pallone è rotondo. O, per dirla alla Bogart, “è il foot-ball, bellezza…”. Mimmo Liguoro

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