Io, juventino, vi racconto cosa vuol dire essere sposati con una “malata” del Napoli

Quando su Twitter mi è stato chiesto di scrivere un articolo sulla nostra condizione di coppia napo-juventina, non sapevo se accettare o meno. Poi ne ho parlato con mia moglie e, divertiti, abbiamo deciso di raccontarvi la nostra storia. Lei, l’ultras partenopea, eh sì la vera e accesa tifosa è lei (altro che il tifo […]

Quando su Twitter mi è stato chiesto di scrivere un articolo sulla nostra condizione di coppia napo-juventina, non sapevo se accettare o meno. Poi ne ho parlato con mia moglie e, divertiti, abbiamo deciso di raccontarvi la nostra storia. Lei, l’ultras partenopea, eh sì la vera e accesa tifosa è lei (altro che il tifo è una cosa da maschi), nata a Napoli, tifosissima del Napoli, fin da piccola abbonata, con zia ex presidente del club Ladies Napoli e nipote della Contessa Costanza d’Epiro, inviata allo stadio San Paolo della trasmissione “Quelli che il calcio” targata Fazio di fine anni ’90 (i meno giovani se la ricorderanno sicuramente). E lei, cuore azzurro a 24 carati da generazioni, mai un assenza allo stadio, in serie A,B,C tutto l’alfabeto, con chi si fidanza, direte voi? Con un napoletano con quattro quarti di fede azzurra? No! Con un ligure. Voi direte: almeno sarà Genoano, siamo gemellati. E invece no. Juventino!

L’articolo, perdonatemi cari tifosi napoletani, lo scrive lo juventino con la supervisione attenta della vostra beniamina che ogni tanto mi bacchetta.

Il primo impatto di tifoso juventino in terra napoletana è stato dieci minuti dopo la presentazione ufficiale alla famiglia, papà, mamma, sorelle, zie, nipoti ovviamente tutti di fede Azzurra (che ve lo dico a fare?), anche perché dopo, le domande di rito: di “dove sei?” e io “ligure”, “che lavoro fai?” che a primo impatto ha sollevato un’ola al mio “lavoro al San Paolo” e tutti: “allo Stadio???” con sguardo di ammirazione (avevo conquistato l’intera famiglia alla seconda domanda) e io “no alla Banca”…delusione cocente. Subito dopo è arrivata la domanda che io e lei temevamo: “che squadra tifi?” E io: “Juve”. Gelo e subito dopo ho rischiato di essere messo alla porta senza neanche la cena se non fosse stato per l’amore dell’allora fidanzata e oggi moglie, e della suocera.

Gli aneddoti di una coppia napo-juventina sono tantissimi, non basterebbe un libro, come gli sfottò che ci facevamo all’epoca e ancora oggi ci caratterizzano, sempre nel rispetto reciproco e nella convinzione, soprattutto se vince il Napoli e perde la Juve, che sì, in fondo, è solo un “Giuoco” e non vale la pena arrabbiarsi (lascio alla vostra immaginazione il caso opposto).

Per non annoiarvi, ve ne racconto giusto un paio. Il primo risale al 2005. Un mese dopo esserci messi assieme, e alla mia seconda “trasferta napoletana”, la mia fidanzata, che avrete capito era accesa tifosa anche in serie C, dove ovviamente non si perdeva una domenica allo stadio nemmeno cascasse il mondo, non ha esitato a regalarmi il biglietto per vedere assieme la semifinale dei playoff di C1 Napoli Sambenedettese. Io, che fino ad allora non avevo visto dal vivo nemmeno la mia amata Juventus, mi sono ritrovato in una bolgia di tifosi pronti a fare esplodere il San Paolo ad ogni azione. Credetemi, in quel momento ho capito che cos’era il Napoli per i tifosi napoletani, per mia moglie, un amore smisurato che solo loro sanno esprimere verso una squadra di calcio in cui riversano nel calcio e in quei 90 minuti passione e rivalsa sociale. Mai visto uno stadio da 60mila persone pieno in una partita di C1, un incoraggiamento come se fosse una finale di Champions, e al goal è stata una vera emozione anche per me cuore bianconero. Impossibile non farsi coinvolgere.

Ma quello è niente in confronto all’aver affrontato, io timido tifoso juventino in terra Partenopea, diversi match Juve-Napoli a casa di mia moglie assieme a parenti, amici, vicini di casa, ovviamente tutti di comprovata fede azzurra, durante gli anni bui della Juve: dal doppio di rigore su Zalayeta o alla tragica, o memorabile dice lei, rimonta del Napoli a Torino nel 2009: dalla mia non esultanza sul 2-0 per la Juve alla loro ovviamente passionale esultanza sul 2-3, cose che avrebbero fatto crollare e convertire alla fede azzurra anche Andrea Agnelli e Mughini. Alla fine potrei scrivere un altro articolo sulle avventure di un giovane juventino in terra partenopea.

La sua straripante passione per il Napoli e per il calcio mi ha talmente coinvolto che ora anche io vado allo stadio a vedere la mia Juventus. Lei mi accompagna fino a Torino, anche se per ora si rifiuta categoricamente di mettere piede allo Juventus Stadium con la scusa che fa compagnia agli zii (secondo me a gufare di nascosto).

Come viviamo la condizione di coppia “diversa” juventino-napoletana sotto lo stesso tetto 24 ore al giorno 7 giorni alla settimana? Direi bene, tranne due volte all’anno.

Una capita proprio questa domenica, dove ogni fair play, intento di non gufarci a vicenda, per amore, durante le partite in campionato e nelle coppe, il dispiacersi per i risultati negativi, i furti arbitrali, viene meno e dove non ci sono parentele, vincoli di sangue e religiosi che tengano. La tensione diventa palpabile e man mano che ci avviciniamo all’orario della partita gli sguardi si fanno più tesi, si fanno gli scongiuri e le gufate di rito. Stile “vincete voi che siete più forti”, “noi non abbiamo Tevez”, “voi giocate in casa” eccetera. Poi arriva il pre-partita e si ripensa alla storia degli ultimi anni, con le esultanze di parte, le imprecazioni alle occasioni mancate e rivissute come la prima volta. Quindi l’ingresso delle squadre in campo, le formazioni schierate, il fischio di inizio. Per un secondo cala il silenzio. Poi le imprecazioni volano, gli insulti alla televisione e al telecronista di turno, all’arbitro, al giocatore che sbaglia il passaggio al gol mancato e poi l’esultanza, che è straripante e sembra di essere uno dei 60.000 tifosi se segna il Napoli mentre invece ahimè è molto “inglese” se a segnare è la Juve. Sia perché noi mariti in fondo abbiamo il cuore d’oro, sia perché a letto e a tavola ci dobbiamo pure andare.

Lo stesso succede al 90esimo, se la vittoria è azzurra si vede post-partita e domenica sportiva e possibilmente Telecapri e tutti i canali partenopei fino a notte fonda, con tanto di telefonate di tutti i parenti e amici partenopei che esultano come nemmeno alla conquista della Champions, mentre se per disgrazia fa un goal di più la Juve (non parliamo nemmeno di vittoria) clic e a dormire senza un commento. Un gelido buonanotte e via opera di riappacificazione che può durare anche giorni interi, con il telefono inesorabilmente muto.

Un grande abbraccio a tutte le coppie Parteno-Juventine come noi, con un augurio di cuore: comunque finisca, sarà bellissimo fare pace nelle ore seguenti la partita. In bocca al lupo a entrambi e che sia una bellissima domenica di sport dove si parli solo del risultato sul campo e non di quello che c’è attorno.
Grazie per il tempo dedicato
Emil&Francy
@EmileFrancy by Twitter

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