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Che cos’hanno in comune Antonio Capone e Antonio Pisapia?

Siamo uomini o calciatori? “Io ero al secondo anno di A, una mezzala di ventun anni, una promessa, un sinistro inferiore solo a Maradona. Ancora un anno e sarebbe arrivata la convocazione in Nazionale”. Invece. Invece, il fallaccio di uno stopper bianconero dell’Ascoli, detto Plasmon, spalanca il baratro. Sogni più talento più vita. Uguale fallimento, disincanto e tragedia, perché ci sono pure la moglie depressa, la figlia ribelle e lontana, il carcere per il calcioscommesse. “Mia madre si chiama Jenny, come Jenny von Westphalen, moglie di Carlo Marx. E io mi chiamo José Julián Pagliara, in onore di José Julián Martí Pérez, leader del movimento per l’indipendenza cubana, eroe nazionale e autore del testo di Guantanamera”. José Pagliara detto Freccia è figlio di mamma comunista e papà carabiniere e cattolico praticante. Arriva in Serie A e poi sprofonda. Una freccia che diventa lampo, bagliore. Il buio, oltre la linea di fondo del rettangolo di gioco. Claudio Grattacaso è un professore cinquantenne di Salerno. “La linea di fondo” (Nutrimenti) è il suo primo romanzo, struggente e crudele allo stesso tempo. In un solo aggettivo: bello. Il suo esordio, che punta alla cinquina dello Strega, è stato ispirato da un giocatore del Napoli che prometteva faville alla brasiliana: Antonio Capone. Una figurina scolorita degli anni Ottanta. Ma Capone è stato solo l’idea per partire. Col calcioscommesse, lui, non c’entra nulla. Tutto il resto è Freccia, che nel romanzo è uno e trino: ragazzino degli anni Settanta (con le feste per ballare i lenti o i Bee Gees), giocatore, maturo cinquantenne che realizza di non avere mai avuto la percezione degli altri intorno a sé. “Perché io sono inadeguato, la vita non è il mio forte”. Il colpo di Plasmon è letale. Freccia finisce per ritrovarsi in una squadra che si vende le partite. Lui sa ma non è complice. Si rifiuta. Per vendetta, viene “cantato” da un pentito e finisce in galera. Ma la vera frattura, quella che spacca la vita in due, è arrivata molto prima. Freccia, Sfilatino, Aldo sono ragazzini che giocano su un campetto di pallone arrangiato. Oltre c’è l’autostrada. Sfilatino è il grasso della compagnia, nonché ricco con una bella casa. Un giorno va a recuperare il pallone e un camion lo uccide. A quel punto tutto è dopo. Il provino decisivo, cui Freccia si presenta e Aldo no. Il matrimonio tra Freccia e Barbara, la bella sorella di Sfilatino. Grattacaso tratteggia personaggi memorabili. Non solo Freccia e Aldo, che poi si è aperto un bar. Ci sono la parabola di Manfredi, il compagno di squadra che si vende le partite, i genitori di José, l’apparizione fugace di Plasmon diventato barbone, quando Pagliara fa un viaggio nella notte per ritrovare la figlia. La narrativa italiana vanta pochissimi titoli “calcistici” di valore. La linea di fondo è uno di questi. Ogni calciatore è un uomo. Impossibile non pensare, leggendolo, ad Antonio Pisapia, il giocatore suicida del primo film di Sorrentino, “L’uomo in più”. Fabrizio d’Esposito (tratto da Il Fatto quotidiano)

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