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Machiavelli e il culo di Benitez

Il senso di Rafa per le coppe. Ossia sua maestà il culo. Finalmente. Il sedere di Benitez come quello della sua musa di Fusignano. Il culo di Sacchi, tomo vergato da Gene Gnocchi anni fa per esorcizzare quel maledetto rigore del Coniglio Bagnato. Ora, di fronte ai rafaeliti talebani che già storcono le nari, chiariamo subito il concetto. Qui non si tratta di dileggiare il pensatore di Madrid, come per esempio sui forum di fedi nemiche. Se infatti googlate “culo di Benitez” troverete i laziali rosiconi per l’eliminazione in Coppa Italia (sempre coppe, eh) che scrivono: “Benitez ha vinto tanti trofei con il culo, questo è innegabile”. Oppure vi imbatterete nei nerazzurri milanesi che osano addirittura paragoni arditi: “Prendi un Guidolin, con il culo di Benitez avrebbe vinto 18 coppe campioni”. Gira e rigira si va sempre per giocare a coppe ed è arrivato il momento di conferire nobiltà e pensiero alla fortuna rafaelita di giovedì sera. In tempi normali, come ammesso da Reina, lo Swansea avrebbe passeggiato come i cechi del Viktor Plzen, che ieri peraltro hanno contribuito alla rivoluzione di Kiev cacciando la squadra dell’uomo più ricco d’Ucraina, grande sostenitore del defenestrato Yanukovych: lo Shakhtar Donetsk di Rinat Akhmetov. No, per Rafa la fortuna è stata ceca in altro verso, non geografico. Viviamo l’anno primo dell’era renziana ed è tornato di gran moda il pensiero fiorentino di Niccolò Machiavelli. Il filosofo del Principe regolò la virtù del comando con una caratteristica primaria: la fortuna si merita e si conquista dominando gli eventi, non subendoli. E quanto più saranno proibitive le condizioni della pugna, tanto più il Principe svilupperà la sua virtù. Il fine giustifica le sostituzioni e il culo. Il nostro amato Principe Rafa si è meritato la fortuna in tre minuti decisivi del secondo tempo, tra i minuti 66 e 68 (ricorre il 6 parente del 16, ma qui è numerologia non filosofia). La prima scena è la capoccia di Bony che si dispera contro un pilone per aver scaraventato, sempre di testa, la palla nelle mani di Reina, al posto giusto nel momento fatidico. Due minuti dopo, quella che appariva come la discesa verso l’abisso. Il Principe ha imboccato una direzione ostinata e contraria, togliendo il migliore in campo (e senza dimenticare l’inclusione nell’undici iniziale dell’inguardabile Macedone e dell’improbabile centrale Henrique) e attirandosi, per la prima volta anche tra i suoi discepoli, sguardi scettici e dubbiosi. Ma la fortuna è dominare gli eventi ed è stato il Sostituto a far rimbalzare il pallone per la zampata del Pipita. Una combinazione perfetta. Il resto, la paura e il cuore a mille non fanno altro che aumentare le dimensioni della virtù esibita da Rafa. Sì, il culo di Benitez è vivo e lotta per noi. Benvenuto. Fabrizio d’Esposito

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