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Quando il sindaco di Verona venne al Tg2 a difendere il coretto sui colerosi. Erano gli anni Ottanta

Una vicenda penosa per lo stato dei rapporti tra comunità e gruppi sociali, in un Paese che si perde ogni giorno su strade inadatte a condurre le proprie componenti territoriali verso un senso di comune appartenenza. È questo il profilo ormai ben visibile della brutta storia di un “tifo” deragliato verso sponde inquietanti e pericolose. È maturata nel tempo questa forma di aggressione morale che settori minoritari ma consistenti di pubblico esercita negli stadi del centro-nord verso la squadra di calcio del Napoli e i suoi supporters. Una realtà che troppo a lungo è stata trascurata e che oggi pone problemi inquietanti. Si era nei primi anni Ottanta quando una clamorosa esibizione di aggressività corale verso i tifosi partenopei si manifestò in uno stadio del nord. A Verona. Certo non la prima in assoluto, ma quella volta i cori offensivi furono captati dalle telecamere. In quella domenica toccava a me condurre l’edizione serale del TG 2. Nel preparare i testi e le immagini per il giornale, ascoltammo il sottofondo sonoro del servizio sportivo proveniente dalla città scaligera. E sentimmo la scansione di quel tremendo ritornello ancora oggi in auge nelle “curve” del nord,e non solo: “…scappano i cani, stanno arrivando i napoletani….”. Lo riascoltammo, non era una nostra suggestione collettiva, era un autentico e roboante slogan di stampo eloquente. Col direttore del TG2, Alberto La Volpe, ci guardammo negli occhi,increduli. Non c’erano dubbi. Il direttore ci chiese se non era il caso di trasmettere quel coro violento per documentare un assurdo modo di fare il tifo. Dicemmo di sì e la sequenza andò in onda. Il giorno dopo il sindaco di Verona chiese di essere intervistato nel corso del TG2. Ero ancora io a condurre il telegiornale. Mi aspettavo una condanna di quel coro, ma non ci fu. Ci fu invece una contestazione sul termine “razzismo”. «Non siamo razzisti solo perché lo dite voi…». «E i napoletani non sono quel che voi dite, solo perché voi lo dite», replicai. Da quel giorno, quanto cammino sulla strada scivolosa che ha portato il calcio in Italia in questa brutta atmosfera. Si fece finta di niente, allora. E anche oggi, a bubbone ormai incallito, si farà finta di niente? Mimmo Liguoro

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