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Attento Rafa, Napoli non è la cartolina che immagini

Ci siamo, Rafa. Per te, un uomo di spettacolo come Aurelio de Laurentiis ha voluto dare un calcio alla superstizione. Si parte di venerdì, e persino alle 17. Scorgerai entusiasmo, Rafa, Anzi, ti sembrerà di scorgerlo. Verrai qui, forse, credendo che siamo allegri, entusiasti, solidali e appassionati. Ti sembrerà, forse, di stare come Heidi sulle nuvole. Accipicchia, questo è un mondo fantastico. Ma poi in fondo lo so che non lo pensi. E questo mi rassicura. Sei troppo navigato per cadere in questo tranello. Ti attendono al varco, Rafa. In realtà non so perché. I più, giustamente, perché sono scettici nei confronti del presidente. Comprensibilmente, sia chiaro. E credono che in fondo tu sia solo l’ombrello sotto cui nascondere la solita politica molto di retroguardia, di cura dei propri interessi e poco di sviluppo societario.

Ma c’è un di più. Inspiegabile, se vuoi. Napoli è una città strana. Convinta, in fondo, che nessuno potrà capirla. E che, in realtà, cerca un sergente. Quel tuo aspetto bonario, pacioccone, ai napoletani fa immediatamente pensare che non avrai il polso della situazione. Ti considerano un po’ come quel professore che non riesce a tenere a bada la classe. Ovviamente i più non te lo dicono e ti sorridono.

E poi, Rafa, aggiungici un’altra cosa. A Napoli siamo convinti di essere il centro del mondo. Abbiamo inventato tutto noi. E quel che non abbiamo inventato, lo abbiamo suggerito. Il mare più bello è il nostro. Il sole più caldo è il nostro. Vuoi vedere che arriva questo tomo tomo cacchio cacchio dalla Spagna a insegnare il calcio a noi? Noi che abbiamo avuto il calcio in carne e ossa?

E ancora, Rafa, è troppo forte la tentazione di poter dire un giorno: “Napoli è una città unica, non ce l’ha fatta nemmeno quello, come si chiamava, quello che aveva vinto una Champions, due Europa League, una Coppa Intercontinentale. Ma dove le aveva vinte? Vuoi mettere quanto è faticoso vincere a Napoli?”.

Non sarà facile, Rafa. Mi raccomando, vola basso. Soprattutto in conferenza stampa. Non ti far affascinare dalla lusinghe intellettuali, non te lo perdonerebbero. Non dare troppa confidenza. Segui il metro basico del presidente. Lo so, è dura, il suo è un linguaggio da cinepanettoni: volgarità, flatulenze e qualche sorpresa che tutti capiscono con mezz’ora d’anticipo. Ma tu mettiti dietro di lui. Lavora nell’ombra. Parla poco (mi dicono che sei un chiacchierone). Ci sarà da soffrire, Rafa. Ma tu questo lo sai, ne sono sicuro. E mi conforta
Massimiliano Gallo

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