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Non dite al Corrmezz che il giudice anticamorra Cantone è malato di pallone

Un giorno, a pranzo, Paolo Franchi, ultraromanista e grandissimo conoscitore di calcio, mi raccontò un aneddoto. L’incontro tra Maradona e Osvaldo Soriano. Di fronte allo scrittore estasiato, Diego cominciò a palleggiare con un’arancia. Al termine dell’esibizione, Soriano era quasi in lacrime. Diego, con l’orgoglio del pueblo, gli disse: «È caduta due volte per terra ma tu nemmeno te ne sei accorto».
Basterebbe questo per spiegare il rapporto tra gli intellettuali e il pallone. E stiamo parlando di un grandissimo, Osvaldo Soriano, appassionato di calcio come pochi. Oltre che devoto di Maradona. Figuriamoci quando l’intellighenzia si affaccia al mondo del calcio con quel senso di spocchia che, chissà perché, contraddistingue chi si vanta di non aver mai seguito quegli undici figuri in mutande che corrono dietro a un pallone.
Può capitare così che Massimo Galluppi – non nuovo a simili incursioni – attecchisca al più stantio dei luoghi comuni per dire la sua nel dibattito sul presunto illuminismo di Mazzarri. Stavolta Galluppi mette tutti nel mazzo. Pro e contro Mazzarri. Tutti correi, vista la conclamata contiguità tra pallone e criminalità organizzata. Riparandosi sotto l’ombrello protettivo del giudice Raffaele Cantone e del suo libro, Galluppi (che sicuramente non si sarà mai emozionato di fronte a un quadro dell’omicida Caravaggio) ricorda i rapporti tra Maradona (e quando mai) e stavolta anche Lavezzi con la criminalità organizzata, nonché le infiltrazioni camorristiche tra i gruppi di tifosi organizzati. E invita noi poveri appassionati di pallone a distaccarci dal nostro amore o, quantomeno, a a una più sobria manifestazione della nostra passione. Insomma, un articolo che Ahmadinejad avrebbe fatto stampare e pubblicare nelle più importanti piazze iraniane.
Non solo. Marco Demarco, direttore del Corrmezz, che pure non ha avuto il coraggio di far partire dalla prima pagina (lo ha solo richiamato) l’articolo di Galluppi, lo suggella con un post scriptum. Anche lui cita Cantone – firmatario dell’appello pro Mazzarri – e si fregia di quella firma per dire che Mazzarri rappresentava anche la rottura tra un certo mondo del calcio e una certa Napoli. Come se Reja, Bianchi, Lippi, Bigon padre, Ventura, Vinicio, Ranieri fossero invece collusi col malaffare. E dimenticando, o più probabilmente ignorando, che, nella sera dell’addio, Mazzarri ha salutato soprattutto i tifosi delle curve (al Corrmezz considerate covi di delinquenti).
Non vorremmo far sobbalzare Galluppi e Demarco, dando loro un dolore, ma – sia pure sotto voce – vorremmo ricordare che il giudice anticamorra Cantone è un grande appassionato di calcio, nonché acceso lavezziano (oltre che devoto di Diego, ovviamente). Un paio di serate romane trascorse davanti a una tv con i napolisti di Testaccio e della Cassia stanno lì a testimoniarlo. Ma sarà sicuramente colluso anche lui.
Massimiliano Gallo

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