Da Tutino a Novotnhy, i talenti della scugnizzeria
Scugnizzo è una parola napoletana bellissima, una perla linguistica che, come molte altre del nostro dialetto, non è facilmente traducibile. Quelli che dovrebbero essere i corrispettivi italiani, come “monello” o “discolo”, sono vocaboli in bianco e nero rispetto ai colori tutti napoletani di quelle nove lettere. Lo scugnizzo è tanto furbo e imprevedibile quanto mammone […]
Scugnizzo è una parola napoletana bellissima, una perla linguistica che, come molte altre del nostro dialetto, non è facilmente traducibile. Quelli che dovrebbero essere i corrispettivi italiani, come “monello” o “discolo”, sono vocaboli in bianco e nero rispetto ai colori tutti napoletani di quelle nove lettere. Lo scugnizzo è tanto furbo e imprevedibile quanto mammone e generoso, e lo riconosci subito, dagli occhi: gli occhi di chi la sa lunga, di chi ha già capito tutto, di chi può incartarti in quattro e quattr’otto, di chi è determinato ad impegnarsi per ottenere ciò che vuole. Sono gli occhi di Lorenzo Insigne, prima grande gemma uscita dalla vivaio del Napoli di De Laurentiis. E degli altri che, come lui, stanno percorrendo la trafila, sognando il San Paolo. Ecco, la Primavera del Napoli: scugnizzi alla riscossa.
Erano molti quelli che, già quest’estate, avevano richieste in Lega Pro; Bigon, però, ha sempre rispedito al mittente le offerte, perché quest’anno la società vuole ottenere buoni risultati anche nei tornei giovanili. Sono rimasti tutti, gli scugnizzi, ed i risultati danno ragione al ds partenopeo: dopo cinque giornate, gli azzurrini sono in testa al Girone C del campionato Primavera con 12 punti (uno in più della Lazio), maturati in quattro vittorie e una sconfitta, quattordici goal fatti e sette subiti. Ultima prova, la manita mostrata al Bari sabato scorso, in casa, al Bisceglia di Aversa: i pugliesi, passati in vantaggio a metà primo tempo, hanno subito la maggiore freschezza dei ragazzi di mister Saurino, che andavano in vantaggio prima della fine del primo tempo (goal di Novothny ed Insigne) per poi dilagare nella ripresa, con Palma, ancora Insigne e Fornito. Questa gruppo è fatto di concretezza e fantasia, di giovani di belle speranze in tutti i reparti. E, certo, di bellissime speranze in attacco, dove brillano Soma Novothny, ungherese, classica prima punta, e Roberto Insigne, fratello di Lorenzo, mancino tutto classe: sono due ’94, una coppia da 10 goal nelle prime cinque giornate di campionato. Sulla fascia opposta ad Insigne jr agisce un’altra grande promessa, vera rivelazione di questo primo scorcio di campionato: Gennaro Tutino, classe ’96, esterno alto di corsa e qualità; e sempre sulla corsia mancina, giusto qualche metro più indietro, corre e contiene Giuseppe Nicolao, diciottenne di Nocera Inferiore, Bale come idolo e punto di riferimento – insomma, vuoi vedere che quel famoso esterno sinistro, chimera delle sessioni di mercato degli ultimi anni, alla fine lo troviamo in casa? In mezzo al campo c’è Giuseppe Palma, ’94, mediano col vizio del goal, e Giuseppe Fornito, già visto a Dimaro quest’estate, l’Hamsik della Primavera. Nel reparto arretrato promette bene Emanuele Allegra, scafatese del ‘94, che può giocare sia in una difesa a tre che come terzino, come anche Davide Celiento e Francesco Savarise, anche loro diciottenni, anche loro a difendere la porta di Diamante Crispino.
Insomma, questa Primavera è piena di talenti: qualcuno ha già fatto una capatina nello spogliatoio della prima squadra, in molti hanno vestito la maglia delle selezioni giovanili della Nazionale, tutti sognano l’esordio al San Paolo. Bisogna aspettarli e non rischiare di bruciarli, è vero, ma bisognerebbe anche avere un po’ di coraggio in più e gettarli fra i grandi, qualche volta, per fargli sentire che aria si respira, per cominciare a temprarli – sono scugnizzi, se la caveranno. E se la caveranno perché valgono davvero. E perché sanno che il futuro del Napoli può essere tutto loro.
Antonio Cristiano