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L’Italia e il teorema dello schiattamento in corpo

Provare a definire la nazionale italiana di calcio con un’espressione dialettale non è esattamente il massimo, si rischia di generare un ossimoro pallonaro. Ma il teorema dello “schiattamento in corpo”, almeno a mio avviso, è quello che più dimostra e spiega vizi & virtù degli azzurri. Ho anche fatto un giro in internet, chiedendo all’ormai tuttologo dei nostri tempi, il signor Google, il significato di “schiattare in corpo”. C’è poca roba e sicuramente potrà venire in nostro soccorso l’ottimo Raffaele Bracale. Etimologia delle parole a parte, però, dobbiamo ammettere che l’Italia si è sempre comportata così: disastrosa nelle amichevoli, spesso eccessivamente difensivista, capace di ribaltare pronostici pessimisti, involontaria generatrice di adrenalina negli spettatori delle partite. Io, ad esempio, dopo Italia Inghilterra – vinta come sappiamo ai rigori – ho dormito malissimo. Diciamo che non ho dormito. Il primo mondiale che ricordo con nitidezza è quello del 1982. L’epica Italia del mitico Enzo Bearzot. Vincemmo quel torneo (termine non casuale: non è un campionato ma un torneo) dopo un incipit vergognoso. Polemiche addirittura sulla presunta omosessualità di Rossi e Cabrini. Gli azzurri si trincerarono dietro un silenzio stampa interrotto soltanto con la coppa alzata in cielo da capitan Zoff. E quell’Italia Brasile vinta per 3 a 2 con la tripletta di Pablito? Come tanti nostri connazionali, resto convinto del fatto che se quella partita l’avessero rigiocata cento volte, avrebbe vinto il Brasile cento volte. E invece vincemmo noi, sprintando alla grande verso la finalissima. Adesso c’è la Germania. Non ci dobbiamo aspettare goleade (naturalmente spero di essere smentito da Balotelli, Di Natale e Cassano). La nazionale italiana non mi pare che abbia in curriculum tante vittorie con tre, quattro, cinque gol di scarto sugli avversari. Ha quasi sempre vinto soffrendo, quando ha vinto.  Soffriremo fino al novantesimo, forse fino al centoventesimo, probabilmente fino alla lotteria dei rigori. Schiatteremo in corpo per gli errori sotto porta dei nostri attaccanti e per le prodigiose parate di Buffon. Scommettiamo? No, su e con Buffon meglio di no, costa troppo. Di certo, domani, farò molta attenzione a non dimenticare di ingurgitare le mie pillolette per la pressione. Non vorrei che, schiattando schiattando in corpo, davvero schiatto per sempre. Forza azzurri (scusate, ricordando a me stesso che il napolista si occupa di “informazione e analisi politico- calcistica”, preciso che per miei personali problemi non riesco a scrivere “Forza Italia”).

P.s. Mario Balotelli è di soli dieci mesi più “vecchio” di Lorenzo Insigne. Ma già da tempo è campione consacrato. Non ci fate schiattare in corpo con la solita storia che Insigne è troppo giovane per giocare nel Napoli. Dite, se volete, che non è un campione come supermario. Ma non che è troppo giovane. Se no schiatto in corpo.

Giuseppe Pedersoli

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