È il 7 marzo del ’93 quando a Torino esordisce un diciannovenne scugnizzo di belle speranze nel Napoli. Si chiama Fabio Cannavaro e Angelo Sormani lo ha caldeggiato a Ottavio Bianchi, l’uomo del primo scudetto del Sud.
La prima in A contro la Juve è qualcosa che fa tremare:
«E le emozioni sono state molteplici. Allora giocavo terzino destro e marcavo Paolo Di Canio. Non andò bene: sconfitti 4-3 e io che sbagliai un movimento che costò un gol. Però ero felice. Giocavo con la maglia azzurra dopo esser stato raccattapalle di Maradona. A fianco avevo il mio idolo Ferrara».
Quel giorno sognava un futuro con la maglia della Juve, come poi è accaduto?
«No. Perché per un napoletano il sogno è quello di giocare nel Napoli, anche in B o in C. Poi la vita ti riserva sorprese».
Qualcuna meno bella. Come De Laurentiis che non l’ha mai voluta, togliendole l’ultimo desiderio di una grande carriera: ritornare in azzurro Napoli.
«Ormai questa storia ha stufato la gente. È il passato. Il presente e futuro del Napoli è legato anche a un altro Cannavaro: il capitano Paolo, che ormai da tempo si esprime su livelli di eccellenza». Lasciamo perdere per conflitto d’interesse. Ci dica invece cosa pensa di Andrea Agnelli e del benservito a Del Piero.
«Andrea sa cosa deve fare e pensa al futuro della società. Sono scelte e vanno rispettate. Credo che fra loro ne avranno parlato».
Non si direbbe dalle reazioni di Del Piero: venerdì ha dichiarato che continuerà a giocare.
«E fa bene. Perché si è sempre allenato con grande serietà e cura il suo fisico». Lo ingaggerebbe nel suo Al Ahli a Dubai?
«Non so quali siano i desideri di Ale. Non mi occupo nel club di mercato, ma uno come lui lo prenderei a occhi chiusi, accogliendolo a braccia aperte. Perché è un amico».
Veniamo a Napoli-Juve.
«Gran bella sfida, che comincia a valere. Questa Juve di Conte mi sembra stia crescendo bene e può vincere lo scudetto, anche se il Milan resta più forte. Il vantaggio di giocare una partita a settimana e il nuovo stadio possono essere armi importanti. Il Napoli non è da meno, ma sta investendo tante energie nella Champions e per nessuno è facile essere competitivi su più fronti».
Conte e Mazzarri un po’ si somigliano.
«Antonio lo conosco bene, ma mi ha impressionato dal vivo come urlasse da fuori durante Juve-Milan. Un vero martello con i giocatori. Walter lo conosco meno. Sento Paolo e poi vedo l’intensità con la quale giocano. Quello che il Napoli sta facendo in Europa è qualcosa di straordinario».
Che significa questa sfida per i napoletani?
«Storicamente è la più sentita. La Juve è l’Avversario, il potere. Ne so qualcosa anch’io che quando sono tornato in bianconero non sono stato risparmiato da quella curva B che mi ha sempre osannato specie da campione del Mondo, in Nazionale. Quel giorno anch’io ero nemico e ci sta».
Che partita sarà?
«Tatticamente il mio amico Ciro Ferrara dice che gli uomini chiave potranno essere Maggio e Marchisio. E sono d’accordo, perché in formazioni molto dinamiche incursori così possono far male.Mami piace pensare che la partita possano deciderla altri».
Chi?
«Uno fra Cavani e Hamsik. L’uruguaiano fa un grandissimo lavoro di copertura, a volte oscuro, ma sa essere micidiale: il Milan ne sa qualcosa. Marek in certi momenti sembra assentarsi: tu magari lo marchi con un pizzico di attenzione in meno e lui ti castiga».
Dunque il cuore non è diviso.
«Alla Juve rimango grato, ma sono napoletano. E poi gioca Cannavaro. Viva Cannavaro».
Maurizio Nicita (Gazzetta dello sport)
Fabio Cannavaro: Io sto con mio fratello
ilnapolista © riproduzione riservata