Sono in una cabina del naviglio che da Messina ci sta riportando in terra campana. Volevo aspettare la notte per far sbollire la rabbia, ma sono le 4 e proprio non si riesce a chiudere occhio. Fuori è buio pesto come il mio attuale umore. Le pareti tremano ripetutamente come se stessimo in una lavatrice e il Minao non curante dell’effetto frappè, continua a russare beatamente da svariate ore.
Tutto sembra essere contro di me. Anche il Giuffrè si è lasciato vincere dalla stanchezza e ora sono in completa solitudine a contare le pecore, le finte di Zuniga e le parolacce a cui non ho saputo dare freno durante il pomeriggio. Doveva essere la nostra giornata. La giornata delle conferme e della riscossa e invece…
Eppure il Matador ci aveva illuso subito. Nemmeno il tempo di sentire le formazioni che già ci siamo ritrovati abbracciati e saltellanti in un sol gomitolo umano. È bastato un attimo per dipingere quel centinaio di tifosi azzurri indomiti nel perfetto quadro dell’allegria. È bastato un attimo e un balzo di gioia per smaltire l’ottimo Lapilli dell’Etna e un lauto pranzo a base di polpi, ricci e frutti di mare. “Che giornata!”, pensavo…
…e pensavo male. Il Milan ha vinto a Roma, addirittura la Giuve a San Siro e noi siamo stati capaci di perdere anche a Catania. Nonostante il turnover ero convinto che questa volta dalla Sicilia saremmo tornati con un bel risultato. Tra Catania e Palermo in 4 anni abbiamo racimolato solo 2 pareggi. Ho pensato ai numeri, alle statistiche e alla cabala. E poi, con il Pocho in quelle condizioni, non poteva esistere un altro risultato se non la vittoria. Peccato invece non aver sfruttato qualche contropiede quando eravamo ancora in vantaggio, peccato che Santana non sia un centrocampista di quantità.
L’arbitro, Celi di Campobasso, che ricordo benissimo in serie C, e che lì secondo me meritava di restare, sarà stato di sicuro troppo severo e fiscale con l’argentino, ma due falli così ingenui e decisivi me li aspetto da un attaccante. E infatti. Un centrocampista deve, prima di tutto, sapere dove, quando e come commettere un fallo. E questo, Santana, non lo sa fare. Non credo che Gattuso, Donadel o Almiron siano mai stati espulsi dopo soli due interventi. Probabilmente sarebbe bastata una spintarella o una tiratina di maglietta per fermare un’azione, ma non due scivoloni senza senso sull’avversario, uno nella loro tre quarti e l’altro, nella nostra, quando la difesa era schierata. Il mestiere e l’esperienza alla Aronica per fare quel ruolo non si possono acquisire ora, per un calciatore già trentenne. Più ci penso e più mi viene l’insonnia e più non si dorme e più credo che un’espulsione del genere non l’avrebbe beccata nemmeno Blasi.
Poi, penso a Fidel, costantemente in difficoltà. Gomez l’ha fatto impazzire e mi chiedo quando Grava sarà di nuovo a disposizione. Penso a Fernandez che non ha avuto piu grilli per la testa solo quando ci siamo messi a 4 dietro e a proposito di grilli, penso a Marchese che l’ultimo gol l’avrà fatto quando giocava nei pulcini. Penso al Matador quando dal dischetto l’ha svirgolata. Quella palla, l’anno scorso, sarebbe finita all’incrocio dei pali e non sulla bandierina. Penso a Dzemaili che all’ultimo secondo s’è mangiato un gol allucinante. Penso a questa rabbia e all’imperterrito russare del Minao che non vogliono farmi dormire. Vorrei già fosse mercoledì. Il momento è cruciale e non si può più fallire. Svegliaaa. Sveglia per tutti. Ecco, appunto, ed io che vorrei dormire…
Forza Napoli Sempre
La 10 non si tocca. Auguri Re, per i tuoi 51.
Gianluigi Trapani