Napoli, il gioco all’italiana esaltazione della lucidità
Napoli, Juve, Udinese e Cagliari in cima alla classifica. Le milanesi e le romane staccate di cinque punti dopo due giornate: un piccolo abisso. La vittoria più sonante è del Napoli. Il San Paolo comincia a sognare in grande, e la squadra lo autorizza pienamente. Partita ruggente, quasi perfetta. Il 3-1, col Milan che segna […]
Napoli, Juve, Udinese e Cagliari in cima alla classifica. Le milanesi e le romane staccate di cinque punti dopo due giornate: un piccolo abisso. La vittoria più sonante è del Napoli. Il San Paolo comincia a sognare in grande, e la squadra lo autorizza pienamente. Partita ruggente, quasi perfetta. Il 3-1, col Milan che segna per primo, nasce da una netta supremazia, prima atletica e poi tattica. Il Milan aveva un giorno di riposo in più, ma non se n’è accorto nessuno. Il Napoli non è il Barcellona che ha bisogno di una dozzina di passaggi per arrivare al tiro. Gliene bastano tre o quattro, in velocità. Cavani (3 gol) sugli scudi, ma bravo anche nei ripiegamenti, e che bella partita i gregari, da Campagnaro a Maggio a Gargano. Quando il ritmo cresce, il Milan cala. E si scopre. Thiago Silva in forse fino all’ultimo, Bonera terzino sinistro (non è il suo ruolo), centrocampo saltato e poco illuminante. Del resto, se al posto di Pirlo c’è Van Bommel non si può pretendere la luna. Un po’ tardivi i cambi di Allegri, peraltro con una panchina all’osso. Il Napoli gioca all’italiana in modo moderno, lucido. Dà il meglio in contropiede e comunque c’è da dire che Mazzarri prepara bene le partite in base all’avversario. L’aveva fatto a Manchester, l’ha fatto ieri. Inizialmente ha lasciato il pallino al Milan, che forse s’è illuso. E poi l’ha pesantemente castigato. Se il Cagliari in testa è una simpatica eccezione alla regola (era già accaduto, ma ai tempi di Riva), l’Udinese è una conferma e la Juve un ritorno non effimero, stando a quel che s’è visto finora. E che sarà mai battere Parma e Siena? A questa obiezione si risponde che quando ai tre punti si aggiunge una certa sicurezza di gioco significa che la strada è giusta. Poi, ma vale per tutti, parleranno i confronti diretti. Sarà il Milan a collaudare mercoledì l’Udinese e il 2 ottobre la Juve. Cos’altro si può dire dell’Udinese? Che è stata l’unica a vincere tre partite nell’ultima settimana e per questo capisco che qualche fischio di troppo, col Rennes, abbia dato fastidio a Pozzo. La politica della società è sempre quella: acquistare semisconosciuti presentendo il gioiello e venderli come gioielli, e poi ricominciare. E bene, anche. Servono buoni osservatori ma anche un allenatore in gamba, che non abbia paura se si tratta di lanciare un giovane, e che poi lo aiuti a migliorare. Non sono tanti i tecnici in grado di fare questo lavoro di cesello. Uno è senz’altro Guidolin, un altro Malesani. Nell’elenco potrebbe starci anche Conte. In passato l’ha fatto, ora alla Juve non ne ha bisogno. Ha una rosa vastissima, se si pensa che non ci sono impegni europei. Non ha figli né figliastri, gli interessa solo che la squadra faccia più punti che può e non ha problemi a tenere in panchina Vidal, Del Piero e Krasic, oppure a rispolverare Grosso, che la società avrebbe voluto cedere. Tanti piccoli dettagli dicono che Conte sta costruendo la squadra che vuole. Col Parma la Juve è andata di goleada, a Siena (campo non facile) ne è bastato uno, ma in entrambe le partite Buffon ha fatto da spettatore o quasi. Oltre all’aggressività e alla concentrazione, Conte sta registrando gli equilibri. Senza dimenticare che, nella scorsa stagione, molti punti la Juve li aveva persi con le provinciali. Chiusura sull’anticipo. Inter più slegata ma più pericolosa, specie nel finale, dopo che Gasperini aveva fatto la mossa più impopolare (e dal popolo fischiata) ossia Muntari per Forlan. Preoccupato di non perdere, ha rischiato di vincere. Sorprendente Luis Enrique. E coraggioso. Nessun tecnico italiano, credo, avendo disponibili i titolari avrebbe messo due centrocampisti a fare i terzini. Freschi di ruolo, Perrotta e Taddei gli hanno consentito di giocare meglio, ma con scarse occasioni per la serata-no di Osvaldo e Totti. Molto brutto e pericoloso il calcio di Lucio alla testa di Stekelenburg. Non l’avrà fatto apposta ma poteva evitarlo
Gianni Mura (La Repubblica)