ilNapolista

Lettera a Sasà, compagno milanista. Con sentimento

Sasà era un compagno di ginnasio e di liceo. Ci accomunavano i compiti a casa, qualche “filone” e la passione per il calcio. Ma lui, anche se ogni mattina al risveglio vedeva Vesuvio e mare, tifava per il Milan, senza ritegno, esaltandosi non tanto per gli scudetti meneghini ma per le vittorie sul Napoli. Gli volevo bene ma questa distorsione portava a polemiche e ripicche. Negli anni ’50 e ’60 tra rossoneri e azzurri c’era una certa distanza. Lui ne approfittava per ironie e ipocriti compatimenti. Fino al periodo in cui il Napoli alzò la cresta, costringendolo a diventare più velenoso e maldisposto. Poi, ci siamo perduti. Ora, a distanza di anni, dopo la serata-spettacolo di ieri, provo a scrivergli una lettera, sperando che la legga. “Caro Sasà, quando si incrociano maglie azzurre e rossonere (sia pure in versione new age) mi ricordo di te e del punteruolo psicologico che usavi con bonaria ma fastidiosa malvagità. Cominciasti subito, la prima volta che vedemmo una partita al Vomero, quel primo ottobre del ’50: 5 a 3 per il Milan di Gren, Nordhal e Liedholm, e tu, guaglione con calzoni corti e bretelle, sentenziavi sulla perenne superiorità del calcio milanese. Controbbattevo, ma la realtà era amara. Pure l’anno dopo, col punteggio più modesto di 2 a 0, dicesti che tra Milan e Napoli c’erano gli stessi chilometri che correvano tra Napoli e Milano. L’anno dopo prendesti una brutta botta: il Napoli di Jeppson ve ne segnò 4 , contro due. Il Vomero si trasformò in Piedigrotta. Ma tu, con la faccia ingiallita, dicesti: fuoco di paglia. Tornasti arrogante nell’autunno successivo, 0 a 2 per il Milan. Ma ti aspettavano anni più dolorosi: nel ’56 Vinicio vi mortificò con due gol e il secondo, con la gamba fasciata, fu “il gol dello zoppo”. Fortuna, avesti il coraggio di dire. E più tardi, accusasti un malore per non venire a scuola il giorno successivo allo storico 5 a 3 inflitto dagli azzurri ai tuoi beniamini a san Siro. Passarono gli anni e venne il tempo di Maradona. Storcevi la bocca, ironizzavi sulla personalità del pibe, che giudicavi inelegante, scambiando l’ipocrisia per signorilità. Quando vincemmo il primo scudetto, l’ironia partenopea inventò le lacrime di Berlusconi vendute in boccette. Ti indignasti, e non sapevi quel che avresti visto e sentito negli anni seguenti … E in quel primo maggio del’88, quando il Milan passò al san Paolo in una strana partita, arrivasti al punto da telefonarmi e riassumere il tuo pensiero con un vociare scomposto rivolto al Napoli e alla passione dei suoi tifosi. Ma la ruota del tempo gira e produce effetti diversi. Hai visto la partita con i tre supergol di Cavani e la discesa da record di Gargano e tutti gli azzurri a sfoderare una prestazione memorabile, inchiodando il Milan a una sconfitta indiscutibile e dura? Non sappiamo come si svilupperà questo campionato. Sappiamo solo, per ora, che il diavolo ha perduto pentole e coperchi. Caro Sasà, ovunque tu sia,va’ te còcca….” Mimmo Liguoro

ilnapolista © riproduzione riservata