Basta esperimenti, 3 punti a Verona valgono 3 punti a Milano
Ignazio di nome, di cognome Fideleff. Non vorrei fosse l’acronimo di “Fine del film”. Quale film? Ma quello di Ignazio il torchio e della sua banda. Quello dove la moglie di Totò preparava gli antipasti con una sola oliva: i famosi antipasti di mia moglie. Come i famosi schemi di Mazzarri, che Ruiz non è […]
Ignazio di nome, di cognome Fideleff. Non vorrei fosse l’acronimo di “Fine del film”. Quale film? Ma quello di Ignazio il torchio e della sua banda. Quello dove la moglie di Totò preparava gli antipasti con una sola oliva: i famosi antipasti di mia moglie. Come i famosi schemi di Mazzarri, che Ruiz non è riuscito ad assimilare e per questo è stato rispedito al mittente. Anche se “un tantinello preoccupati”, tutti noi in fondo speravamo che il livornese avesse ragione. Lui, cosi restio ai cambiamenti, se li butta dento avrà le sue buone ragioni. Nessuno che pensasse a presunzione o supponenza. Questo prima della partita. Dopo la frittata veronese, e pensando all’occasione persa, stiamo ancora cercando di darci una spiegazione logica. Se di logica si può parlare. Neanche il Barcellona si può permettere simili rivoluzioni, figuriamoci il Napoli, che a detta di tutti, se ha un limite, è quello di non avere le riserve all’altezza dei “titolarissimi”. Così ancora una volta ce ne torniamo dalla terra di Giulietta con un pugno di mosche, e dire che il Chievo è sicuramente più debole di quello dell’anno scorso, ed era anche priva del suo uomo di maggior prestigio. Ma c’era quella specie di controfigura di calciatore di nome Moscardelli, goffo e fuori peso, che contro di noi si ricorda di saper giocare a calcio. Mi ricorda un certo Battara, modesto portiere della Sampdoria degli anni ‘70, che al S.Paolo diventava praticamente imbattibile. Certo che noi facciamo tanto per “secciare” i giocatori delle squadre che dobbiamo di volta in volta affrontare, come Pellissier e Gilardino, e Mazzarri ce ne fa fuori otto contemporaneamente. Manco ci fosse stata una morìa delle vacche, tanto per tornare a Totò. E dopo neanche tre giornate di campionato. In fondo i tre punti col Chievo, valgono esattamente quanto i tre punti da conquistare contro Fiorentina ed Inter, con la differenza che, almeno sulla carta, sarebbero stati più facile da incamerare con la squadra a ranghi completi. Pochi, maledetti e subito, è il motto dei giocatori di poker. Mazzarri invece si è dato allo scopone scientifico, pretendendo di cavare sangue dalle rape. Perché se una cosa è stata dimostrata a Verona, è che le riserve non sono assolutamente all’altezza dei titolari. E non ci voleva quella partita per scoprirlo. Gli esperimenti si fanno in allenamento, o in amichevole. Nelle gare che contano, bisogna solo portare a casa i punti. Ad ogni costo. Senza pretendere di voler dimostrare di essere annoverati tra gli inventori del gioco del calcio. Ma a monte di tutto, e per onestà intellettuale, bisogna aggiungere che mercoledì si è riunita un’altra banda, che a differenza dei soliti ignoti, che dopo il colpo fallito, si consolano con pasta e ceci, questi hanno ingurgitato ben altro. Io, primo pentito della storia del tifo, ora me li canto, e spero nell’indulgenza dell’ OMSA ( organizzazione mondiale sgabelli abbandonati). Appellandomi alla clemenza della corte napolista, consapevole del reato ascrittomi e per non aver ottemperato ai riti scaramantici pre partita, denuncio i mie complici in stretto ordine alfabetico: Caligola, Antonio Coppola, Valentino Di Giacomo, Peppe Napolitano e il Vate. Prometto fin d’ora di legarmi allo sgabello fin da sabato pomeriggio.
Un caro saluto a tutti da
PASQUALE DI FENZO