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Calì, Peppì, il san Paolo e Napoli-Penarollo

Un appuntamento fissato un anno fa, una promessa, un debito d’onore (interpretazione largamente minoritaria). Tutto tranne che una scommessa, di questi tempi…
Ecco cos’era Napoli – Penarol per due amici che nel tempo si sono trovati su svariati tavoli (e svariate tavole) eppure non hanno mai visto una partita insieme pur essendosi riabbracciati sulle colonne del napolista.Peppì e Calì avevano fissato questa data con un patto di sangue e l’hanno rispettata.Organizzazione curata nei minimi particolari, e volendo dedicare un tribute a Lino Banfi, paragonabile più al commissario Zagarìa che ad Oronzo Canà (“sincronizziamo gli orologi: io porto le 7.22, io porto le 7.25, io le otto meno un quarto”…).Nell’aria c’è  tensione da Champions ed arrapamento adolescenziale e, per esorcizzare,  Peppì propone di osservare rigidamente il rituale abbondantemente testato: caffè da San Domingo e percorso tibetano per arrivare ad un varco d’ingresso effettivamente deserto. Gli steward ci salutano come parenti alla vigilia di Natale.Peppì si muove nei meandri del  S.Paolo con una disinvoltura da guida turistica e Calì lo segue con fiducia.All’ingresso della tribuna stampa l’evento che non ti aspetti: Peppì si agita e si emoziona  con Calì che non capisce subito il perchè, e cattura dalla massa l’unico, il mitico, l’immarcescibile ADMIN!
Un viso simpatico, un sorriso accattivante ed un entusiasmo empatico, c’è subito feeling.
Ma è sempre un admin tutto di un pezzo, il dialogo è fulminante:
Peppì: “quest’anno ci divertiamo anche se con Lucarelli diventa un po’…”
ADMIN: ALT!! Peppe, questo è un giudizio di merito, lesivo della dignità del giocatore e si qualifica come preliminare alla fattispecie dell’insulto, Censura!
Calì: “si vabbè, ma…”
ADMIN: ALT! Calì, questo tuo intervento immediato innesca un effetto chat insopportabile. Censura!
E allora prova lui a darci la “linea ufficiale” raccontandoci la sua settimana di vacanze nel Salento e a quel punto siamo noi a far scattare la censura per sopraggiunta invidia, essendo ancora noi al lavoro.
Ci salutiamo muti ma con affetto, e traspare la nostra gratitudine nei suoi confronti per il suo contributo ineguagliabile alla sopravvivenza della creatura del nostro cuore (il napolista).
Finalmente l’ingresso in campo, spalti piuttosto pieni e quell’apostrofo verde tra le parole “t’amo”.
Nella sua funzione di cicerone, prima di prendere posto in prima fila nel settore C della posillipo proprio sopra la panchina di Mazzarri, Peppì  porta Calì a vedere prima la sua poltroncina nel settore B dove siede dal lontano ‘93 e successivamente  indica i posti della Puglia e del mitico 3M(Marco-Marito-Martire)
Migliaia di spettatori e miliardi di zanzare, manca Aurelio (offeso perché non ci sono miliardi di spettatori e migliaia di zanzare), salta sia la presentazione americana della squadra sia la performance di Tullio De PIscopo, che forse non avrà voluto cedere i diritti d’immagine.
Ci sono i tabelloni, bellissimi! Certo, c’è voluto un po’ di tempo, ma ne è valsa la pena….
Moltissime famiglie, bimbi che sfoggiano prima, seconda e terza maglietta del Napoli (per onestà intellettuale riconosciamo che la gialla, tanto criticata in diversi post sul napolista, è,invece, davvero bella) qualche Vuvuzela.
L’atmosfera è vacanziera, dovunque ti giri c’è qualcuno che pronuncia con enfasi “ma che ce ne fotte..”
Spunta Lavezzi, non si sente ma è chiaro che anche lui afferma senza tema di smentita “ma che ce ne fotte…” per lanciare un segnale anche  al Presidente che, prima della partita tramite giornalisti, gli ha chiesto di essere più napoletano che argentino e si sa che quando il Dela tira fuori l’argomento napoletanità la chiamata è a denari come nel tressette.
La formazione titolare presenta subito una sorpresa, il focoso (?) Ruiz al posto del macchinoso Britos.
Mazzarri sfoggia il completino grigio chiaro, speriamo che arrivi presto l’inverno.
Gli avversari mostrano una meravigliosa maglia giallo/nera. Se si considera che come nuovo acquisto presentano Nicolas Amodio, in molti sono convinti che si tratti della Juve Stabia. Il solito pacco di Aurelio.
L’arbitro è di Torre Annunziata, ce n’è abbastanza per un dossier alla federazione per presunti torti arbitrali. Solo il sorteggio integrale ci salverà.
Cominciano le ostilità, Peppì ha immediatamente gli occhi a cuoricino, il suo sguardo innamorato è destinato a Federico Facundo Quiroga Fernandez: testa alta, ottimo tempismo d’entrata, buon piede, piglio deciso e caratteriale. Insomma, un ottimo centrale. E invece gioca come terzo a destra (in attesa che Campagnaro e Grava escano dal bacino di carenaggio). Ed avrà un po’ sulla coscienza il pareggio delle vespe uruguage (ha ragione il maestro Carratelli, è bellissimo scrivere “uruguage”).
I terzini macinano campo, Dossena crossa a getto continuo, sul più preciso di questi inviti Lucarelli svetta di testa leggero e lieve come una genovese trapuntata di cipolle, mancando un’occasione limpida e irripetibile. Sulla corsia opposta Maggio è meglio della TAV e di questi tempi non è poco.
La nostra attenzione è tutta per la coppia di centrocampo, Inler (“nunn’è nu’ lione, è nu’ mostro!!”) e Dzemaili costruiscono con costanza e sapienza, ma vengono presi d’infilata dalle ripartenze degli avversari: oltre a costruire, sapranno anche arginare? è il dubbio amletico che lancia Caligola.
Tra gli oppositori c’è un peperino niente male, e a Ruiz va ricordato un antico adagio partenopeo : “moscio nun ce piace e duro ce fa male”… infatti il moro tradisce infinite incertezze in entrata e troppe timidezze in impostazione.
Nell’intervallo il presidentissimo fa il suo ingresso in campo con il sindaco di tutti, già imbolsito dalla frequentazione con le stanze dei bottoni. Stanco, il sindaco fa fuori Frustalupi (Ricchiuti auspicava l’esito opposto) dalla panchina e si accomoda.
Il Napoli riprende con buon piglio, e passa in vantaggio grazie ad una caparbia azione del frutador Mascara (già maturo) che fornisce assist invitante a Marek Hamsik. 1- 0.
Gli azzurri rischiano di dilagare con una splendida apertura di Dossena per lo slovacco e con un tiro da fuori per l’osannato turco napoletano.
Invece alla fine pareggia il Penarol, dopo la ridda di cambi alcuni dei quali suggeriti e urlati da noi approfittando della nostra invidiabile posizione a qualche metro, in linea d’aria, dalla panchina azzurra.
Si scaldano le curve, insulti per Rinaudo colpevole di aver vestito nella scorsa stagione la maglia della Juventus.
C’è un chiaro errore materiale, a memoria d’uomo Rinaudo quella maglia non l’ha mai indossata e passerà alla storia come il più grande pacco rifilato dal Napoli a terzi in sede di calciomercato. L’invito a svernare altrove, comunque, è universalmente condiviso.
Entra anche Aronica, a molti ricorda il difensore “suonato” dei Miami Sharks in “Ogni maledetta Domenica”, a cui manca un placcaggio per vincere un milione di dollari. Ci riuscirà solo con la protezione del suo allenatore..
Per il Napoli entra anche il numero diciotto. Nessuno sa chi sia. Sarà necessario aspettare il ritorno a casa  e la consultazione di album e almanacchi per arrivare a capo del mistero. Si tratta di Cigarini. Anonimo. Come sempre.
La stagione è iniziata, siamo felici, spettatori educati al primato della comunicazione dettano il titolo: “Napoli, buona (non c’è male?) la prima”. Domenica si replica ma stavolta Calì sarà rappresentato solo da Peppì.
Ma Lucarelli….CENSURA!

CALIGOLA    e    PEPPE  NAPOLITANO

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