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Stasera sono un re, da domani penso ai debiti

“Nunc est bibendum”, ora è il momento di bere, di brindare. Lo scrisse Orazio, sommo poeta dell’antichità. C’è un tempo per sorridere, un tempo per riflettere. Sorridiamo: uno dei due risultati sperati s’è realizzato. Lo scudetto è stato un sogno ingannevole, la Champions si è tramutata in realtà nella serata che ha offerto un doppio spettacolo:  partita vera, giocata e combattuta nel primo tempo, poi intermezzo pericoloso a inizio ripresa e infine  partita amichevole. Potrebbe essere una nuova forma di spettacolo.Qualcuno, non però Orazio, un giorno disse: «A caval donato non si guarda in bocca…». E poi, la conquista del terzo posto è scritta nel campionato del Napoli, giocato ad alti livelli di impegno agonistico, con la caratteristica quasi sempre esibita di non mollare mai fino all’ultimo minuto. Una festa, meritata dai tifosi che sono stati sempre vicini alla squadra, anche nella fase finale del campionato nevrotizzata dalle incomprensioni tra presidente e allenatore. Nelle grandi occasioni, la mente fa salti inaspettati. Mi è capitato di rivedere, nel ricordo, le formazioni di tempi trascorsi, schierate a centrocampo per ricevere l’applauso di fine stagione dei 40mila del Vomero. Un sesto, un settimo posto erano festeggiati come un successo grande. Poi, l’era di Fuorigrotta, con il diapason dei due scudetti e di Maradona. Vicende diverse, frammenti distinti, imparagonabili. Ora c’è questa conquista europea da onorare a ogni livello. L’aria ancora risuona dell’applauso appassionato dei supporters, che hanno sperato e temuto prima di esultare. E all’orizzonte già si delinea la prossima fase, quella dell’assetto della squadra chiamata per il prossimo anno a impegni non facili. Una fase tutta da seguire. Ma “nunc est bibendum”, e come recitano i versi di una famosa canzone nostra, “dimane penzo ‘e diebbete, stasera sò ‘nu ‘rre!”. Mimmo Liguoro

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