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Per ora godiamoci i volti sorridenti di Torino

Quel tripudio azzurro sulle gradinate torinesi. Quelle sciarpe, bandiere, cartelli. Quei volti raggianti, quei cori che intonavano la canzone della nostra passione. Quelle voci felici dopo i nostri due gol. E quei mesti volti di juventini delusi, dagli sguardi perduti. Mentre si avvicina il confronto amaro tra presidente e allenatore, è l’atmosfera di una sera di maggio a Torino che mette in circolo l’ossigeno di cui è composto il respiro di chi ama il Napoli. Destinati dalle onde della storia (quella con la maiuscola) che regola la vita di tutti e di ciascuno, tanti e tanti napoletani si  irradiano in Italia e nel mondo. Vivono, lavorano, progettano, si inseriscono nel tessuto sociale delle nuove comunità. Ma il sentimento dell’appartenenza chiede punti di riferimento: la passione azzurra è tra i più forti e invincibili. Quello sventolìo di vessilli e striscioni in ogni stadio d’Italia è il segno d’un legame saldo come una catena. Il Napoli. ‘o Napule. La speranza di una squadra capace di lottare per i primi posti è, nello stesso tempo, il segno di un ancoraggio civile. A questo pensavo mentre nella notte piemontese gli azzurri, compresi quelli delle “seconde linee”, costringevano la Vecchia signora a rincorrerli con affanno. La memoria ha i suoi meccanismi. Puntuale, ecco il ricordo di un’altra partita, giocata molto tempo fa. Era un giorno di novembre del ’57. La Juve di Boniperti, Nicolè, Charles, Ferrario e Sivori dovette inchinarsi, a Torino , al Napoli di Vinicio, Di Giacomo e Novelli. La Juventus, che avrebbe poi vinto il campionato, fu sconfitta per 3 a 1. E fu il portiere azzurro, Ottavio Bugatti, il protagonista principale. Aveva la febbre ma si esibì in parate straordinarie, che chiusero piu’ volte la porta ai  bianconeri. Sugli spalti, tifosi napoletani in festa, voci rauche, abbracci di gioia nello stadio della città verso cui si emigrava per lavorare e vivere. E’ la virtù del calcio, depurato da ogni altro elemento diverso dalla nitida passione dei tifosi. Fermata la Juve, festeggiato l’ingresso in Champions,ora è la tessitura organizzativa che riprende il proscenio, a partire dai rapporti tra De Laurentiis e Mazzarri. Vedremo, poi ciascuno commenterà. Intanto, teniamoci in cuore quei volti sorridenti, quelle braccia agitate, quelle voci entusiaste. Mimmo Liguoro

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