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La campagna acquisti del ’65, arrivarono Sivori e Altafini

La campagna acquisti infiamma anima e cuore. Oggi come sempre. Tra la Galleria (antico covo in disuso dei tifosi di un tempo ) e il san Paolo c’è ancora nell’aria qualche vibrazione che risale all’annata ’65-’66. Reduce da una discesa in B, il Napoli trovò in Roberto Fiore un presidente determinato ed entusiasta. Al mercato del calcio esplosero faville azzurre. I due colpacci si chiamarono Sivori e Altafini. La stazione di Mergellina e il piazzale furono invasi da una folla enorme ed elettrizzata che accolse il grande Omar. Più di un milione di aficionados gremirono lo stadio di Fuorigrotta lungo la stagione che si concluse con un eccellente terzo posto, atteso da 32 anni (dall’era di Voyak e Sallustro). Omar e Josè coniugarono entusiasmo e incanto. I dribbling e il tiro forte e felpato di Sivori; l’energia e l’astuzia di Altafini. Con i due fuoriclasse scendevano in campo Faustinho Canè  il gran regista Juliano, l’efficace ala sinistra Gastone Bean e, in mediana, Stenti e Vincenzo Montefusco. Difesa affidata ai terzini Ronzon e Nardin e al roccioso centromediano Panzanato. Tra i pali il bravo Bandoni, predecessore di Zoff. E in panchina Bruno Pesaola, mitico allenatore dalle irrinunciabili scaramanzie (il cappotto di cammello, l’eterna sigaretta) e fortissimo motivatore dei giocatori. Ogni domenica di calcio, san Paolo gremito e fremente… Era di là da venire il “tradimento” di Josè. E non fu solo campionato. Il Napoli vinse anche una Coppa internazionale. Di scarsa risonanza, ma era la prima nella storia azzurra: coppa delle Alpi, in Svizzera. La campagna acquisti di Fiore dette ottimi frutti. Ma nella società le acque non erano tranquille. Achille Lauro manovrò per liquidare Fiore, sostituito al vertice dal figlio del comandante, Gioacchino. Gli azzurri continuarono a giocar bene: quarto posto e poi seconda posizione (top dei piazzamenti fino ad allora). Intanto, Sivori se ne andava per un decisivo infortunio e per la “tenuta” della squadra affiorò la capacità del “petisso” Pesaola. Un po’ alla volta, poi, rientro “normalità”. Ma furono stagioni emozionanti, con un gran feeling tra pubblico e calciatori. Proprio in quegli anni fu coniato dai tifosi, in onore di Faustinho Jarbas, quello che è stato giustamente definito come una straordinaria metafora “a dispetto”, nel paragone tra il nostro calciatore con tre assoluti campioni brasiliani dell’epoca: ”Vavà, Didì, Pelè…/ site ‘a uallera ‘e Canè!” Mimmo Liguoro
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