ilNapolista

Dopo battaglie e rimonte, la mia fiducia è granitica

C’è amarezza ma non delusione. In fondo, la partita di domenica, mi ha comunque regalato un paio di cose importanti. Di certo, non sono di ottimo umore e gongolo, ma la rabbia non riesce a far breccia dentro di me come qualche tempo fa. E’ bastata una dormita, seppur nervosa, per calmare gli animi e permettermi di fare un’analisi, credo e spero,  abbastanza lucida. Per dirla in breve, ero molto più incazzato dopo la partita persa a Milano o dopo la sconfitta dello scorso anno contro il Parma del solito Guidolin. In quei casi, per smaltire le tossine, impiegai un paio di settimane piene. Stavolta no. La partita di ieri mi ha aperto il fronte dell’equilibrio, o presunto tale. Gli immensi risultati conseguiti e la crescita costante del gruppo in toto ha mano mano costruito nel tempo un ponte lastricato di fiducia. La fiducia, eh. Roba che qui non si provava da un ventennio buono. Le chiacchiere e le promesse di tutti questi anni c’hanno fatto scendere ‘o core int’e cazette e mentre la passione ci poteva spingere a credere a isole inesistenti e angeli paradisiaci, la ragione puntualmente la domenica successiva ci ricordava in quale buco nero ci trovavamo e che i nostri angeli, in realtà, avevano la capacità di volare come quella di un gallo spennato. Troppe illusioni, troppe disillusioni. E’stato inevitabile che la diffidenza s’impadronisse di noi. Questa sconfitta, ritengo, sia stata invece, la prova del nove. Ho scoperto che il cocente sconforto che m’ha inflitto, non ha minimamente scalfito la fiducia, che a furia di rimonte e battaglie inconsciamente è maturata, né tanto meno il giudizio e il sentimento che provavo, anche per coloro che ieri hanno disputato una pessima partita, compreso l’allenatore. Di fatti, oltre De Sanctis, Yebda e Mascara, penso che tutti gli altri abbiano giocato molto al di sotto degli standard a cui ci avevano abituato. In altri momenti e in situazioni a noi note, credo che una batosta del genere, avrebbe creato una infinità di polemiche e temi di riflessione, a partire dall’ostinazione di tenere sino alla fine i tre difensori contro il solo attaccante friulano o il tardivo ingresso di Gargano, visto che il centrocampo avversario correva il doppio, o porre un punto di domanda sulle motivazioni che ci portano ad avere sempre grandi difficoltà contro le squadre allenate da allenatori tipo Guidolin o Reja. E se vogliamo dirla tutta, avrei anche da ridire sull’operato arbitrale. Vedere Tagliavento in disparte che si guarda le punte dei piedi, mentre poco distante si sta consumando l’ennesima rissa e l’ennesima perdita di tempo, ha solo ingigantito la mia rabbia momentanea. Ma nella realtà delle cose, oggi, guardandomi le spalle e voltandomi verso il futuro, io percepisco solo positività. La vecchia melma dell’inferno fa ormai parte di un passato lontano e questa bellissima stagione, a mio avviso, ha dato ancora più luce e valore agli ultimi anni che hanno preceduto questo straordinario che sta per concludersi. E, allo stesso tempo, mi fa guardare avanti con molta più fiducia e speranza. E’stata una brutta prestazione quella degli azzurri e il risultato negativo ci sta tutto, chiudendo probabilmente in maniera definitiva la porta dei sogni, però, io oggi dico che si può perdere e si può vincere. La palla è rotunda e non ci si deve deprimere. E questo lo dico soprattutto alla squadra e al mister, perché stavolta l’intero pubblico del San Paolo, e credo anche tutti i tifosi che hanno seguito altrove, ieri, hanno dato il loro segnale di incoraggiamento e soprattutto di ringraziamento. Questi ragazzi ci hanno riconsegnato una dignità perduta, oltre che grandi emozioni e soddisfazioni, e in più, ci hanno fatto riassaporare inattesi vecchi gusti in due mesi, in cui la ragione è stata surclassata dal sogno. Continuiamo a testa alta e senza mollare di un centimetro fino alla fine. C’è una posizione da difendere. La seconda appunto, non la terza. Così, l’anno prossimo se l’obiettivo dovesse essere migliorare quella attuale…
Oltre lo pseudo equilibrio, la sfida di ieri mi ha poi svelato dei misteri: vecchie conoscenze di cui si erano perse le tracce, sono in realtà vive. Toh, ma chi si rivede e chi si risente? Per un attimo, ho pensato che ieri fosse il mio compleanno, quando parenti e amici lontani danno notizie di sè. Mesi e mesi di assoluto mutismo, e tutt’ad un tratto, i fantasmi sono resuscitati e hanno tirato la testa fuori dal lenzuolo, e non sto parlando di Denis. La posta del cellulare, d’incanto, s’è imbottita di messaggi e se ora scendessi per strada, sono sicuro che ritroverei le facce ancora ammuffite di personaggi che non vedevano la luce del sole da mesi. Vampiri giuventini, interisti, romanisti, improvvisamente, hanno ricordato il mio numero di telefono e hanno sfogato tutta la rabbia covata in questi amari mesi di delusioni. Quella rabbia che oggi io non ho. Ero preoccupato, lo ammetto, ma ora ho piacere di ritrovarli. Piacere invece che non ho, per altre vecchie conoscenze scomparse che attendevano al varco il momento propizio. Gli amici affetti dal complesso di Lavezzi. L’assenza del Pocho di ieri, avrà regalato un sospiro di sollievo ai suoi denigratori e la possibilità di tornare ad insinuare dei dubbi sulla sua forza. Fortunatamente una rondine non fa inverno e come al solito l’argentino reagirà alla grande e, sfortunatamente, si è capito che della sua assenza ne risentono tutti, anche De Sanctis. Ieri, molti giustamente hanno rimpianto Denis, che ricordo esser stato definito “purpettone” da molti di noi. Non oso immaginare quale stato d’animo possa procurare l’addio invece di un calciatore che solo negli episodi, quest’anno, ci ha regalato una trentina di punti. Agli anti-lavezziani, preferisco di gran lunga il ritorno dei fantasmi odiati. Spero che prima o poi al Pocho  verrà perdonato di non essere Maradona.

Infine, cosa più importante, per la prima volta, un gol subìto non ha provocato un dolore lancinante. E’stato infatti spezzato  dall’incredulità che in breve tempo si è trasformata in consapevolezza. L’anno prossimo, salvo ripensamenti dell’ultim’ora, avremo un signor calciatore. Tutta la pretattica del nascondino adoperato dalla nostra società è stato smascherato in un istante da un tiro all’incrocio dei pali e da quattro fantomatici amici svizzeri che tifano Napoli. Con Inler e i tre tenori, il futuro è nostro.

Io continuo ad applaudire.

Gianluigi Trapani

Forza Napoli Sempre

La 10 non si tocca

ilnapolista © riproduzione riservata