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Un luogo dove salta fuori l’impossibile

Un luogo dove salta fuori l’impossibile

Bugatti, Bruscolotti, La Palma; Esposito, Vavassori, Posio; Canè, Di Giacomo, Vinicio, Pesaola, Tacchi. Non è una formazione del Napoli, è un incrocio di  preferenze e ricordi,di calciatori che giocarono in quel ruolo ma in epoche diverse. E se ne potrebbero comporre tantissime altre. Una specie di ghirigoro della memoria, che custodisce il perché del tifo azzurro.

L’emozione delle prime partite osservate da vicino, sul campo vomerese che rinunciò al ruolo di orto apprezzato per prendersi quello di contenitore ribollente di tensione e di urla e di fischi. Il pensare agli undici atleti come ai difensori di un sogno che, una volta innescato, non si allontana più. E poi, il mosaico interiore di attese, gioie, scoramenti, rabbie e felicità. Il Napoli come passione a vita, mitigata solo, per scampare agli eccessi, da una delle maggiori virtù napoletane, l’ironia.

Passa il tempo e un giorno appare sulle onde elettroniche del web un luogo – dovrei dire sito ma è troppo riduttivo – in cui tutto l’arco emozionale del calcio in azzurro sembra condensarsi in un intreccio di voci, ragionamenti, opinioni, notizie, commenti, giudizi.Tutto in un’unica chiave, quella dell’attrazione fatale per una squadra di calcio che porta nel nome lo scrigno sintetico del nostro psicologico dna .

E’ ”Il Napolista”, sorto dal nulla, volato con vele leggere e arrivato nei nostri personali approdi. Passione e ironia in queste paginate vanno d’accordo. Il peggio del tifo, che pure c’è negli stadi e fuori, qui non ha spazio. Non potrebbe averlo perchè il calcio è visto dai napolisti con l’ottica di chi guarda la vita con sguardo largo, legando il football al resto dell’esistenza. Un grande romanzo vissuto in prima persona. Con partecipazione totale ma con la misura giusta. Con la mente sveglia, sapendo che anche il calcio è oggetto del desiderio per chi potrebbe strumentalizzarlo. Ma sapendo anche che ciò sarà difficile se restano intatte la passione sincera e la voglia di un gioco limpido.

Il grande scrittore uruguagio Edoardo Galeano scrisse, su questo argomento, un passo magistrale: “Per quanto i tecnocrati lo programmino nei minimi dettagli, per quanto i potenti lo manipolino, il calcio continua a voler essere l’arte dell’imprevisto. Dove meno te l’aspetti, salta fuori l’impossibile, il nano impartisce una lezione al gigante, un nero allampanato e sbilenco fa diventare scemo l’atleta scolpito in Grecia”.

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