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Aurelio ha ragione alziamo la voce arbitraggio scandaloso

C’è differenza, molta differenza, tra quello che è successo ieri al San Paolo e quello che è invece accaduto a San Siro, una settimana fa.
Ero stato tra quelli che avevano sottolineato come non ci si debba nascondere dietro la concessione di un opinabile rigore, peraltro inficiato da un precedente fallo di Ibrahimovic su Cannavaro, per omettere un’opportuna autocritica su una partita mal approcciata e giocata ancora peggio, senza un tiro in porta degno di questo nome per novanta minuti. Per quanto grave, l’episodio a mio parere precedeva di poco la segnatura rossonera, data la pressione che la capolista aveva cominciato a esercitare nella ripresa. Manca la riprova, certo, ma l’assenza della reazione azzurra allo svantaggio lascia pensare a un destino del match comunque segnato. Ieri no. Ieri l’ineffabile Mazzoleni, un bergamasco incapace e presuntuoso, ha privato il Napoli di una vittoria che sarebbe stata giusta, giustissima. E ha quasi causato una sconfitta che avrebbe avuto esiti gravissimi, soprattutto psicologici, sulla corsa alla Champions League, il vero traguardo della stagione azzurra.
Due rigori, nettissimi, evidenti, incontestabili, nel tessuto di una prestazione volenterosa, determinata. Non che il Napoli abbia giocato bene, sia chiaro: i difetti di una rosa incompleta stanno emergendo con maggiore evidenza, ora che la condizione atletica di molti comincia a mostrare la corda. Senza forza fisica gente come Gargano, Pazienza, Dossena diventa mediocre o meno. Hamsik è ormai sparito dal campo da molte partite, Cavani si fa trovare lontano dalla porta non riuscendo a chiudere le azioni più veloci, e infatti non riesce a segnare da quattro partite; senza i suoi gol nessuno dei titolari, e nemmeno delle riserve, inquadra la porta avversaria. Il solo Maggio, con l’onesto Zuniga, mantiene una forma sufficiente; per fortuna anche la difesa, stretta attorno a un prodigioso De Sanctis, assicura uno standard di valore assoluto per questo torneo.
Tuttavia, ieri il Napoli ha chiuso il Brescia nella propria area per quasi tutta la partita, concedendo dei mortali contropiede solo negli ultimi minuti. Grandi parate del portiere, gol mancati per un soffio, salvataggi sulla linea o anche un po’ oltre. In questo contesto i due fallacci, nemmeno in mischia, nemmeno con l’arbitro lontano o coperto, nemmeno opinabili. Due rigori che non possono non essere stati visti.
Ci si chiede il perché non siano stati concessi: anche se da due mesi, l’incapace bergamasco è internazionale, non può non essersene accorto. Perfino l’assurda, becera difesa del suo operato messa in piedi in qualche televisione governativa è apparsa inconsistente, e ciononostante c’è stata, anche da parte di gente che al calcio ci ha giocato, e ai massimi livelli. Il Napoli, ieri più di altre volte è apparso chiaro, non dovrebbe trovarsi dove si trova. Il suo campionato non può rubare il posto a chi è dovuto, per debiti tali da portare chiunque al fallimento (Lazio), a chi per essere sbolognata agli americani ha bisogno dei soldi Champions (Roma), a chi ha una proprietà determinata a non tirare fuori ancora soldi (Juventus). L’Udinese, in questo contesto, non fa paura: svolge il ruolo della Sampdoria dell’anno scorso, una piccola realtà facilmente eliminabile in futuro, un simpatico riempitivo che non concorrerà mai per il massimo traguardo; cosa che gli azzurri potrebbero invece fare, forti dei sei milioni di tifosi nel mondo e di un organico perfezionabile con tre innesti che in caso di raggiungimento del traguardo arriverebbero certamente.
Quello che è successo ieri fa paura, è inaccettabile. Un vero scandalo, al quale il calcio italiano assiste in silenzio, con un sardonico sorriso di trionfo. Ha ragione De Laurentis, con quel gesto dalla tribuna: è il momento di alzare la voce e protestare, perché almeno sappiano che noi ci siamo accorti di quello che stanno facendo.
Non lasciamo che perfezionino questo delitto. Chiunque sia onesto e operi nell’informazione venga fuori, e in ogni contesto ponga all’indice questi comportamenti. Non servirà a niente, forse: ma almeno saremo a posto con le nostre coscienze.
Maurizio de Giovanni

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