Sfide da bar. Seguire la partita degli azzurri da Roma in tv, commentare e urlare, mentre dietro il bancone i ragazzi in tenuta bianca preparano bibite e caffè parlando della vittoria laziale sul Cesena e del buon pareggio romanista a Firenze. I cauti sorrisi nascondono sicurezze immotivate e voglie sbarazzine di vederci soffrire.Raccontano di Totti e dei suoi gol, elogiano i giocatori di Reja, che hanno ripreso il cammino. Il primo tempo del san Paolo non ci aiuta: il Napoli non supera la gabbia che il Cagliari costruisce in campo. I tre Caballeros non riescono a imbastire azioni ficcanti. Il sorrisetto del pischello Gigetto pian piano vira verso un ghigno di piacere. Poi comincia il secondo tempo e la scena cambia. Lavezzi è una freccia che penetra in area di rigore, Hamsik “vede” la partita con tersa lucidità, Cavani sembra ormai di nuovo ispirato dall’alto e pronto a insaccare alla prima occasione. Che arriva con il calcio di rigore, tirato con perfezione assoluta. Gigetto è pallido. Ordiniamo altri tre caffè. Poi, d’improvviso, il gol del Cagliari. Ma il Napoli non molla e arriva il giro di boa: rovesciata di Santacroce, morbido e precisissimo lancio di Hamsik, pallonetto al volo di Cavani che, come dicevano i radiocronisti d’un tempo, fa gonfiare la rete. I tre pischelli-barman sembrano inchiodati da un fenomeno soprannaturale: sono immobili, a bocca aperta. Uno di noi, mentre ci avviamo all’uscita, ricorda a voce alta che Cavani ha battuto il record di gol stagionali, risalente a prima della guerra, titolare l’attaccante Voyak. Dal banco, Gigetto lancia l’ultima provocazione: “E chi è?”. Mi giro e, invece di rispondergli, intono i versi d’un vecchio inno del Napoli, che sentii cantare da don Vincenzo il guardaporte: “Tiempe belle ‘e Sallustro e Cavanna, Vincenzi, Innocenti, Buscaglia e Vojak, vuie turnate n’ata vota pecchè ‘o Napule arrevota comm’ a tantu tiempo fa…” Mimmo Liguoro
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