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Roma-Napoli, un tempo lo chiamavamo derby

Roma-Napoli, lo chiamavano derby. Trasmigrazioni robuste di tifosi azzurri verso la Capitale. Dapprima scavalcando montagne e pianori con auto e pullman, lungo la strada già descritta da Orazio qualche millennio prima. O nei treni a lunga durata: almeno tre ore e mezza per sbarcare a Termini o all’Ostiense. Poi, con l’autostrada, il serpentone di macchine e torpedoni, un fiume di bandiere azzurre nel vento. Dentro Roma, cori e motti ironici scambiati coi manipoli giallorossi, appostati sui marciapiedi di San Giovanni o per le vie del centro. Quel 13 aprile del ’58 fu memorabile. La sera del sabato Vinicio era comparso nel “Musichiere”, popolare trasmissione tv di Mario Riva. Con un filo di voce ispirata, aveva cantato “Statte vicino a me”, raccogliendo applausi. La mattina dopo, un gruppo di tifosi napoletani sfilò verso lo stadio Olimpico con uno striscione: “Vinicio va al Musichiere, Panetti povero portiere’’. Slogan profetico. Nel primo tempo segnò Di Giacomo e al secondo minuto della ripresa fu Vinicio a fulminare Panetti. Finì due a zero per il Napoli, con tripudio sugli spalti. Nell’album, altre partite indimenticabili. Come quella dell’ottobre ’66 , quando la Roma si piegò per due bei gol del Napoli. Omar Sivori segnò nella ripresa. Ma a pochi minuti dal fischio d’inizio era stato Braca, giovane attaccante di Cava dei Tirreni, a mettere il pallone nel sacco giallorosso invano difeso da Pizzaballa. In squadra, tra gli altri, Ronzon, Panzanato, Bianchi, Juliano, Girardo, Canè.?Tra le pagine scure, quell’incredibile (ma poi spiegabilissima) debacle del marzo ’59. Aria di Pasqua, giorno piovoso. In campo un Napoli floscio e squinternato. Come grandine, otto palloni alle spalle di Bugatti. Malinconico e rabbioso il ritorno dei tifosi. Ma c’era un perché : la squadra s’era ammutinata per un contrasto sull’utilizzazione di Vinicio. Conflitti da spogliatoio. Però quel “suicidio” lasciò il segno Mimmo Liguoro

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