ilNapolista

Non era meglio far saltare
il Cesena a Lavezzi?

Dopo una partita del genere, la migliore ed esaustiva espressione sarebbe quella di lasciare il foglio così com’è. Bianco. Non voglio esagerare ma penso che sia stata la peggiore apparizione da quando Mazzarri siede in panchina, perché il Napoli di ieri sera ha presentato semplicemente il nulla. Un grosso buco nero che ha fagocitato il gioco spumeggiante, l’intera squadra e l’allenatore. I fasti, i botti e i coriandoli che avevano colorato le ultime uscite, in tre giorni, si sono trasformati in polvere, cenere ed aria.
Sarebbe tuttavia scorretto puntare il dito contro chi ci ha fatto salire fin quassù, su questa bella nuvoletta, a respirare quest’aria buona dimenticata da Dio, arrivando a giocare il calcio più bello d’Italia, ma diciamocelo francamente e con onestà, di questa partita, c’è poco, niente o nessuno da salvare. Ora quindi, come giusto che sia, dopo ogni sconfitta, senza drammi, qualche domanda ce la dobbiamo pur porre. Zio Walter nel post gara, a giochi fatti, ha ammesso che forse le cose avrebbero potuto prendere un’altra piega se avesse optato per un turn-over più ampio, stile Lecce. Giustamente, alla fine dei conti, se nella squadra il più veloce in campo è stato il massaggiatore, probabilmente si dovevano imbroccare altre strade (improbabili?). La maggior parte di coloro che sino ad oggi ha tirato la carretta e fatto miracoli ha invece gettato la spugna ed alzato bandiera bianca (solo per ieri, s’intende) e il turn-over forse (ma forse) avrebbe presentato uno schieramento con un arrocco difensivo da squadretta, di certo non da formazione che punta a traguardi sostanziosi. Penso che gli sia mancato il coraggio ed io lo condivido. Ciò che mi conforta invece, è che egli, evidentemente, nonostante sapesse che c’erano grandi possibilità di fiato “corto”, ha tentato comunque di vincerla, proponendo la formazione migliore, provando ad impostare il proprio gioco e la propria strategia dall’inizio. E mi conforta perché questa deve e dovrà essere, com’è stata fino ad oggi, la mentalità del nostro gruppo se si vuole provare a fare qualcosa d’importante.
Oltre al turn-over però, se fossi stato un intervistatore, ieri sera, avrei voluto chiedere tre cose allo zio Walter. Così, per curiosità, per capire.
Appurato che il nostro centrocampo è stato inesistente sia nelle idee che nella corsa, appurato che si è scelto a partita in corso di abbandonare il nostro gioco di manovra e di velocità, perché le corsie esterne erano bloccate e perché in corpo i nostri avevano poca birra, una volta impiantato Lucarelli al centro dell’area, perché non si è cercata mai la profondità sfruttando qualche mischia o qualche deviazione casuale? Oramai era chiaro che il gioco-Pampa poteva essere l’ultima spiaggia per raddrizzarla, specie alla fine, quando non c’era più niente da perdere, e allora perché non lo si è fatto con continuità? I giocatori erano quelli, le forze erano quelle, il risultato ormai era quello…
In secondo luogo, si possono trovare mille giustificazioni per una flessione dopo le abbuffate recenti e un calo mentale e fisico prima o poi potevano capitare e di certo non ne faccio un tragedia, ma in questo momento cruciale, in cui si poteva davvero dare una prova di forza e di chiara svolta al campionato, in un campo difficilissimo, per stessa ammissione del mister, contro una squadra che ci ha già fatto ballare con il suo modo speculare di giocare, per stessa ammissione del mister, perché allora si è scelto di perdere Lavezzi ieri, e non domenica, in casa, contro il Cesena? Se avessi qualche conoscenza o l’indirizzo di casa dello zio Walter, gli spedirei una lettera privata, in cui gli chiederei “Perché?”. Davvero, non l’ho capita questa mossa. In una partita del genere, totalmente bloccata, prevedibilmente più ostica, com’è capitato in altre occasioni, un episodio, un guizzo, un lampo avrebbero potuto cambiare tante cose. Anche l’inerzia di una partita persa ancor prima di scendere in campo. E il Pocho è soprattutto questo, no?
E infine, e questo per me è il vero mistero, come si fa a stare in giacchetta anche a temperature groenlandesi? Ma cosa mangia lo zio? Ne voglio un poco anch’io.
Alla luce di questi quesiti a cui non verrà mai data risposta e che lasciano il tempo che trovano, e mentre mi accingo ad esprimere l’ultimo pensiero, mi rendo sempre più conto che la pagina ormai piena di sterili parole non rende giustizia ad una prestazione nulla. E, ribadisco, il foglio bianco sarebbe stata l’esatta fotografia del Napoli di ieri (e solo di ieri!). Alla fine, mi consolo pensando che domenica prossima Verona sarà solo un lontanissimo ricordo perché questo incidente di percorso rimarrà tale e la malinconia che m’ha preso sarà polverizzata dal solito grande Napoli. Ne sono sicuro. Anche perché, se vogliamo trovare un piccolo appiglio di giubilo, poco è cambiato in classifica e se Atene piange, le varie Sparta di certo non ridono. E a proposito di iene non ridens, c’è addirittura chi si permette pateticamente di recriminare e colpevolizzare senza pudore. E’ costume del galeotto in gattabuia di dare la colpa dei propri misfatti all’avvocato. L’ultimo torto arbitrale subìto era costato alla giacchetta nera (Paparesta) il sequestro di persona in uno sgabuzzino, ieri, dopo 5 anni, si è passati al vittimismo in pubblica piazza. E sì, lo stile della Vecchia gazza è davvero cambiato…

… fortuna che ora c’è Amautrì.
Onore a Mariano Bogliacino.
Zio Walter, non mollare mai.
Forza Napoli Sempre
La 10 non si tocca.
Gianluigi Trapani

ilnapolista © riproduzione riservata