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E al bar su Lungotevere
chiediamo lo champagne

Nel solito bar sul lungotevere, atmosfera rilassata. I pischelli al bancone sorridono e scherzano. La Lazio ha vinto nell’anticipo, è seconda col Napoli. La Roma va a Bologna decisa a sfondare. Già in posizione con i soliti tre amici “azzurri”, tendo l’orecchio.  Uno dei giovani barman sta dicendo che “ ‘a Samp è avvelenata” e che per dimostrare di esistere anche senza Pazzini i blu-cerchiati faranno il diavolo a quattro. Gli altri baristi ridono e lanciano sguardi sarcastici verso il nostro avamposto. Uno di loro ci porta due caffè e due amari, proprio mentre De Sanctis para in tuffo un pallone rasoterra. Primi minuti con una Samp minacciosa e un Napoli ancora freddo. “Dottò, pigliateve l’amaro…” sussurra il pischello laziale, porgendomi il bicchiere con gesto lento e solenne, tipo benedizione. Scuoto la testa, evito di guardarlo in faccia. Però agito le gambe sotto il tavolino. Gli amici azzurri non fanno commenti, sguardo fisso sul teleschermo. Con la coda dell’occhio vedo che uno dei boys ha in mano una sciarpa giallorossa e la agita verso di noi, con l’aria di chi però non voglia esser visto. E’ una macumba da bar, un rituale “ de noantri”, un esorcismo disadorno. Ma l’obiettivo è quella squadra in maglia azzurra che sta togliendo a Roma e Lazio il gusto di incalzare il Milan. Ancora un attacco doriano e dal bancone parte un grido: “Anvedi, ahò..”. Già, anvedi. Anvedi ora la ripartenza del Napoli, anvedi Yebda come recupera palla e lancia, anvedi Lavezzi come scalpita e Hamsik come si destreggia e Campagnaro come si batte e Cannavaro come difende… E anvedi Cavani, matador scatenato. Dietro al banco, nel non-lavoro pomeridiano e senza schermi accesi per le squadre di casa, ottanta minuti di sgomento mascherato da noia. Mentre intorno al tavolino si esulta per il quarto gol, dal banco solo una voce tenue: “Però ‘sta Samp nun è niente…”. Non meriterebbe risposta, invece la ottiene: “Per favore, due sciampagnini e quattro bicchieri…”. Mimmo Liguoro

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