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Professo’, resistete
al maradonismo

“Professo’, resistete!”. L’indimenticabile sostegno morale indirizzato a Bellavista intrappolato in ascensore ben si attaglia al professor Trombetti intrappolato in un saettare di frecce a causa di diversità di vedute nella compilazione delle pagelle.
L’episodio in cui l’irrazionalità della passione detta sopraffazione sulle virtù della scienza va ben oltre il giudizio agli atleti per una partita. Esso piuttosto segnala un errore storico che avviluppa l’animo dei tifosi napoletani, prigionieri di un inedito, contraddittorio sanfedismo neopagano per il quale un grande giocatore è definito immaginando che questo sia un complimento e non piuttosto segno di confusione ontologica tra il calcio e il circo, e che si sostanzia nella fallace convinzione che Maradona sia .
Amici napoletani, non è così. Servirebbe una condotta giacobina, e invece c’è la celebrazione d’un culto dieghista eternamente vivificato nella ricerca di suoi improbabili succedanei: il Buddha che cercate sarà sempre piccolo, e senza scomodare Bertolucci ma un più agevole Neri Parenti potreste chiedere al presidente De Laurentiis un remake nelle forme d’un cinepanettone (anzi, un cinebabà) a tema mistico calcistico.
Liberatevi dal vostro campionario fatalmente bloccato a una fase adolescente: sono fuochi fatui, sono false scintille. Convengo, Maradona ha consegnato memorabili immagini, tra il campo di Soccavo e una piscina di Forcella. E se davvero la vita lo portasse sulla panchina dell’Iran di Ahmadinejad, sarebbe la chiusura di un cerchio.
Noi avemmo Maradona, noi fummo capitale. Vanità, vanità di vanità. Liberatevi di Maradona, liberatevi del maradonismo.
Sono giunti i tempi di abbracciare la ragione che insegna tolleranza; di augurarsi giudizi non condivisi che perfezionano la coscienza.
Quanto a lei, caro Trombetti, cos’altro dire? “Professo’, resistete!”.
Alberto Alfredo Tristano

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