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Lavezzi non si discute ma senza vinciamo

E ora non mi scrivi niente sul tuo indio? Quattro su quattro! (è il testo di un messaggio e nel leggerlo, ho immaginato quattro dita che mi sventolavano sotto il naso, uno sguardo soddisfatto e una voce cacofonica). Nonostante questo Matador e questo gruppo straordinario abbiano infilato i miei pensieri e la mia gioia in una scatola d’oro e costruito una corazza d’acciaio pronta a controbattere qualsiasi attacco avversario, ecco che il malefico Gallo, di soppiatto, mi pungola nel punto debole: il Pocho. Tre partite e mezzo senza di lui, 12 punti.
Se l’alieno uruguaiano, in poco tempo, a furia di gemme e miracoli ha convinti tutti lasciando nulla agli scettici, per il Pocho il discorso è ben diverso. Non si riesce a trovare una sola verità.
L’antilavezziano, da tre anni, così come il progiudarelliano (che generalmente rappresentano lo stesso individuo), sporadicamente si fa avanti approfittando di piccoli momenti episodici per manifestare una ipotetica ragione masochistica: io l’avevo detto, io l’avrei ceduto, di lui se ne può fare a meno…  per poi ritornare sistematicamente con la coda tra le gambe nell’ombra, in attesa di un nuovo attimo buono per uscire ancora allo scoperto, armato magari di altri gossip e di favole (o verità?) da raccontare.
In questo ultimo mese, il suo avvoltoio (Gallo) si sarà divertito un mondo quando dalla polvere sono riemerse le presunte notti folli, le risse e il finto infortunio per anticipare le vacanze. Ho letto notizie, commenti, storielle, smentite e quant’altro sull’argomento. Le solite nenie sulla moralità, sul galateo e finanche una domanda sulla sua utilità alla squadra (e qui, sono impazzito), dimenticando che se oggi siamo arrivati così in alto, gran parte del merito è anche suo. Tra assist e gol (su quello al Milan, Piero Angela ancora non ha saputo dare spiegazioni), quest’anno, è risultato quasi sempre decisivo ai fini del risultato e di conseguenza della classifica. Dimenticando che la sua squadra abbia scelto lui e lo ama.
Quando si è infortunato, tutti i compagni preoccupati, si sono messi in cerchio a sincerarsi delle sue condizioni e l’arbitro non sapeva come far riprendere il gioco, nonostante stesse a terra fuori dal campo. Dimenticando che per ricreare le condizioni ambientali giuste, il mister l’anno scorso abbia scelto lui, e non un qualunquella. Dimenticando che il suo ruolo, tanto amato da queste parti,  fatto di creatività, estro e magari un pizzico di furbizia, ma soprattutto di dribbling e fiammate emozionali di cui egli è maestro, senza scomodare gli dei dell’Olimpo, è stato ricoperto o tentato di ricoprire, dopo il maestro Zola, da Carbone, Di Napoli, Beto, Max Esposito e Pedros, Robbiati, Edmundo, Montezine, Pasino, Zanini, Corrent, Bogliacino e De Zerbi… Cioè, a parte qualche sporadica giornata di grazia di qualcuno, negli ultimi quindici anni abbiamo visto il deserto e un po’ più in fondo, miraggi. Dimenticando infine, che le partite senza il Pocho sono come un incontro di tennis di Wilander o un Gran Premio privo di sorpassi. Roba da Roipnol…
E qui so che ci sarà chi storcerà il naso promuovendo altre realtà differenti, eh.
E’vero, Hamsik, come si era pronosticato prima di Genova, ha giocato queste gare sicuramente meglio. E’sceso molto più spesso sulla linea dei centrocampisti ed è stato molto più nel vivo del gioco approfittando di maggior spazio, dimostrando anche più personalità, ma è anche vero che Cavani, a parte contro il Palermo, a Genova, con la Steaua e con il Lecce, avrà avuto 3 palloni giocabili, realizzando un gol (non ho considerato l’ultima rete al Lecce perché è di sua esclusiva proprietà). E’chiaro che il lavoro li davanti è ancora lungo e lo zio Walter non ha ancora trovato la formula magica per sfruttare al massimo le potenzialità dello slovacco, ma è altrettanto vero che le poche azioni pericolose e i gol realizzati sono pervenuti per lo più da calci da fermo o da movimenti personali… e non da spostamenti rapidi e scambi articolati della squadra. E fa strano constatare che l’anno scorso, paradossalmente, le partite in cui l’argentino è stato infortunato le giocammo meglio rispetto a quest’anno (proguallarellista, non ci provare, il tuo idolo in quelle sei partite fu uno strazio). Per cui, oggi, è da ritenersi ancora più indispensabile, eh.
Mi sento rappresentato in campo da Lavezzi, il suo modo di giocare mi piace e mi emoziona quando gli avversari gli si appendono addosso e tremano quando li punta. Lo lascerei sempre in campo anche nelle giornate in cui è più irritante e mi fa incavolare come una belva. Perché, l’episodio, il guizzo, l’attimo vincente con lui può sempre verificarsi. In ogni momento, in qualsiasi situazione. E due partite giocate obiettivamente male (Udine e Utrecht) e quattro vittorie ottenute senza la sua presenza, non possono minimante mettere in dubbio la sua importanza. L’Alta Velocità è imprescindibile in questo Napoli.
Poi, in queste gare vinte appena disputate, il gruppo ha dimostrato di essere “squadra” e senza dipendenze, e questo, ovviamente, è un bene ed è oggettivo, credo. Per come sono terminate, dal punto di vista emotivo, ci hanno fatto impazzire e i ragazzi hanno saputo sopperire con la determinazione e la colla l’importante assenza, ma per carità, tra pochissimo avremo gli incontri della verità con le armate nordiche e senza il Pocho continueremo a vedere avvoltoi svolazzanti e a raccontarci mezze bugie, o no Max?
Scrivo e sottoscrivo: L’inDIO non si discute!
Gianluigi Trapani

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